I rischi per il delfino Mimmo che non lascia la laguna di Venezia

Scritto il 17/11/2025
da agi

AGI - Orate e branzini gratis e senza fine. “Per il delfino Mimmo la Laguna di Venezia è come un ristorante con la formula ‘all you can eat’. Deve schivare qualche cameriere ma ottiene sempre il cibo quando serve”. Ma il rischio è di una collisione tra l’animale e i natanti.

Sandro Mazzariol che coordina il Cert (l’unità contro lo spiaggiamento dei cetacei) dell’università di Padova non è sorpreso del ritorno a casa di Mimmo dopo il tentativo di sabato scorso di portarlo in mare aperto con un’operazione congiunta insieme a guardia di finanza, vigili del fuoco, protezione civile e guardia costiera.

“È stata un’azione con l’obiettivo di capire se era possibile ricollocarlo in caso di emergenza. L’animale  - racconta all'AGI - dopo un’oretta è tornato dove voleva stare, è in buona salute e senza stress”.  Ma l’attenzione dei ricercatori rimane alta.

Attrazione turistica 

Il traffico di motori nel Bacino di San Marco è infatti un pericolo costante per il delfino – un adolescente tra i quattro e gli otto anni – diventato nel frattempo una sorta di attrazione per i visitatori di Venezia. E non è rara la ‘caccia’ al selfie con l’animale ritratto sullo sfondo, magari attirato dal cibo-esca lanciato dai turisti. “Non abbiamo testimonianze dirette ma abbiamo capito che è un fenomeno che esiste”, spiega l’esperto.

La campagna di informazione 

Al momento non è in agenda un nuovo tentativo di allontanare il delfino dalla laguna. Si punta invece su una campagna di informazione in coordinamento con le autorità locali. “Occorre buon senso e non cercare l’interazione con il delfino, come stabilito da norme italiane e comunitarie. Per chi non rispetta le norme ci sono sanzioni penali”, avverte Mazzariol.

Il monitoraggio 

Intanto il team di ricercatori periodicamente esce in laguna. “Analizziamo le foto di Mimmo, registriamo i suoni che emette in modo da capire quali sono le sue attività”.

Nonostante un paio di lacerazioni sulla pinna dorsale (forse dovute al contatto con un’elica) la diagnosi è di un tursiope in perfetta salute.

L'auspicio di un allontanamento volontario dalla zona a rischio 

In attesa di capire se i cittadini rispetteranno il manuale delle buone pratiche (non avvicinarsi al delfino con le barche e non lanciare cibo) si spera anche in un allontanamento volontario dalla zona a rischio. “È plausibile che non trovi più le sue prede e verso gennaio o febbraio possa uscire dal Bacino San Marco e trovare un’altra zona meno pericolosa”, prevede il ricercatore.