Chi è Paolo Adinolfi, l'unico giudice scomparso della storia repubblicana

Scritto il 13/11/2025
da agi

AGI  - Di Paolo Adinolfi non si hanno più notizie dal 2 luglio 1994 quando è uscito di casa in Via della Farnesina senza farvi più ritorno. Alle 9 di quel sabato mattina era nella biblioteca del Tribunale Civile di Roma, in viale Giulio Cesare, dove ha lavorato per molti anni prima alla sezione fallimentare, poi alla seconda civile. La sua auto fu ritrovata al Villaggio Olimpico lo stesso giorno. Dopo 31 anni, le indagini sono state riaperte e si stanno svolgendo scavi sotto la Casa del Jazz a Roma, su un bene confiscato alla Banda della Magliana, dove si ipotizza possa trovarsi il suo corpo. Paolo Adinolfi è l'unico giudice scomparso nell'era repubblicana. 

Di formazione cattolica, superato da giovanissimo il concorso in magistratura, dopo una prima esperienza a Milano, tornò a Roma dove - al momento della scomparsa - era da poco diventato consigliere alla Corte di Appello, dopo anni passati alla sezione fallimentare. In tale sezione Adinolfi si era occupato di fascicoli come il crac Fiscom che lambivano il punto di congiunzione tra potere economico, servizi deviati e criminalità organizzata, ovvero quella che verrà denominata banda della Magliana.

Nello Speciale "Chi l'ha Visto?" del 30 giugno 1995, il Parroco di S. Valentino ha riferito di alcune telefonate anonime che parlavano di un   assassinio del magistrato. Già nella trasmissione del 25 ottobre 1994 era giunta una telefonata anonima che annunciava la morte di Adinolfi, ma anche allora la notizia non aveva avuto alcun riscontro.

Il contesto

Fra la fine degli anni 70 e l’inizio dei '90, svariate organizzazioni criminali attive sul territorio nazionale cambiano modus operandi, e iniziano a riciclare il denaro sporco in attività legali, anche con l'utilizzo di prestanomi e società fantasma. Sono gli anni in cui le grosse organizzazioni criminali del paese varcano la linea gotica e si trasferiscono al nord, anche grazie a gruppi criminali locali. È un po' quello che avviene a Roma, dove a preparare il terreno c'è la Banda della Magliana in grado di controllare tutto il territorio della Capitale. Fatto è che al tribunale fallimentare di Roma, dove molte di queste inchieste passano, opera proprio Adinolfi che ha la fama di essere un integerrimo servitore dello Stato. In questa vicenda, si è sospettato che nelle aule di giustizia romane ci fosse un "commercio di sentenze" e che proprio Adinolfi fosse il meccanismo che faceva inceppare il meccanismo della corruzione. Questo è il filone dominante sulla sparizione del giudice e il coinvolgimento della Banda della Magliana che avrebbe trovato il modo di risolvere "il problema". 

Le indagini sulla sua scomparsa, archiviate all’inizio del 1996, vengono riaperte in seguito alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia,  e conducono sino al cassiere della banda della Magliana, Enrico Nicoletti che nella villa oggi sede della Casa del Jazz viveva. Sarà Nicoletti a dichiarare al giudice: “tanto non glielo dico dove è Adinolfi.

Adinolfi due giorni dopo la sparizione, sarebbe dovuto andare a Milano dove ancora si indaga sui filoni nati da Tangentopoli. Secondo alcuni testimoni avrebbe dovuto riportare al pm milanese Nocerino alcuni documenti su investimenti miliardari da parte di membri dei Servizi  coinvolti in reati come bancarotte fraudolente, falsi, peculati, compravendita fittizia di immobili.

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