La Turchia è un Paese a maggioranza musulmana con circa 90 milioni di abitanti. Nel Novecento ha sviluppato uno Stato nazionale e laico sotto la guida di Atatürk; nel XXI secolo. Con Erdoğan, al potere da circa 20 anni, l’Islam ha assunto un ruolo centrale nella società. Tuttavia, essa è anche una regione con una lunga storia cristiana, che risale ai primi secoli e include figure bibliche, Padri della Chiesa, ma anche tradizioni monastiche e una presenza cristiana continuata anche durante l’epoca dell’impero ottomano. La presenza cristiana, oggi, è numericamente ridotta, ma conserva un enorme valore storico e religioso significativo. Il patriarcato ecumenico di Costantinopoli, situato nel quartiere del Fanar a Istanbul, resta un punto di riferimento. Malgrado il numero di fedeli ortodossi sia esiguo, esso continua a mantenere un ruolo importante. E questo grazie soprattutto alla continua presenza dei suoi patriarchi, tra cui Atenagora fino all’attuale Bartolomeo. Dal Concilio vaticano II tutti i papi hanno visitato questa terra. A Istanbul è presente anche la Chiesa armena, la più numerosa comunità cristiana della Turchia, segnata dalle vicende della Prima guerra mondiale. Ai confini con la Siria continua a vivere la tradizione siriaca, concentrata nell’area del Tur Abdin.
La Chiesa siriaca, un tempo più diffusa, oggi opera in un contesto islamico complesso e influenzato dal conflitto tra lo Stato turco e la popolazione curda. A causa dell’emigrazione si è molto ridotta, ma rimane attiva. A Mardin, un parroco siriaco guida una comunità di poco più di cento fedeli, sia ortodossi sia cattolici, celebrando nelle diverse chiese per mantenerle attive. Ad Adiyaman, nel 2011, è stata riaperta l’unica chiesa siriaca con autorizzazione governativa, facendo riemergere la presenza cristiana. Nel Tur Abdin diverse chiese sono state restaurate e aperte ai visitatori, e nei due monasteri rimangono alcuni monaci. Uno di essi, padre Gabriel, racconta di essere rimasto nel monastero mentre la sua famiglia emigrava, spiegando che la scelta è tra la vita religiosa e il benessere materiale.
La Chiesa cattolica in Turchia fa parte della Chiesa cattolica universale ed è in comunione con il papa. I cattolici presenti nel Paese sono circa 60.000, equivalenti allo 0,07% della popolazione, composta prevalentemente da musulmani. La Chiesa cattolica di rito latino è articolata nell’arcidiocesi di Smirne e nei vicariati apostolici dell’Anatolia e di Istanbul. Vi è inoltre collaborazione con le Chiese cattoliche armene, caldee, greche e sire, che seguono riti propri. Accanto a esse sono presenti altre comunità cristiane, tra cui gli ortodossi legati al patriarcato di Costantinopoli, di rilevante importanza storica. La Chiesa cattolica latina mantiene un rapporto particolare sia con i cittadini turchi sia con gli immigrati. Dalle parrocchie di Istanbul fino alle comunità più piccole dell’Anatolia, i missionari continuano a sostenere gruppi ridotti ma considerati significativi. Mantenere aperte le chiese è un gesto di attenzione verso chi vive sul posto e un segno di speranza per il futuro. In questo contesto è ricordata la figura del sacerdote romano Andrea Santoro, ucciso mentre pregava nella sua chiesa di Trebisonda, così come quella del vescovo Padovese, anch’egli ucciso. Santoro vedeva la sua presenza come un modo per ridurre la distanza tra mondi diversi.
Le piccole comunità cristiane in Turchia richiamano l’attenzione sulla fragilità della presenza cristiana nel mondo, anche in Occidente. Tanto in Oriente quanto in Occidente, in Italia come in Turchia, la responsabilità del cammino della Chiesa rimane nelle mani di chi la vive.
Le comunità cristiane in Turchia tra storia e attualità
Scritto il 27/11/2025