“La pace esiste ed è già in mezzo a noi”: è l’annuncio paradossale che Leone XIV ha affidato alla Chiesa nel giorno di Natale. Il suo primo Natale da Pontefice, celebrato davanti a una Basilica Vaticana gremita e ai circa 26mila fedeli radunati in piazza San Pietro per la benedizione Urbi et Orbi, oltre ai milioni collegati in tutto il mondo attraverso radio, televisione e streaming. Un annuncio che capovolge le attese, perché nel primo messaggio natalizio del Papa statunitense il presepe non è idillio ma contraddizione. Il Verbo che ha creato il mondo appare a Betlemme senza parole, un neonato “che soltanto piange e vagisce”. Eppure quella fragilità parla più di ogni discorso. “Ecco la sorpresa che la liturgia ci pone di fronte: il Verbo di Dio appare e non sa parlare”, ha detto Leone XIV nell’omelia della messa del mattino. È una teologia della vulnerabilità che trasforma la mangiatoia in interrogativo: siamo capaci di accogliere chi non ha voce? “La carne umana chiede cura, invoca accoglienza e riconoscimento, cerca mani capaci di tenerezza e menti disposte all’attenzione, desidera parole buone”, ha aggiunto il Papa.
E il pensiero è corso alle tende di Gaza, “da settimane esposte alle piogge, al vento e al freddo”, ai rifugiati di ogni continente, ai giovani costretti alle armi vittime della “menzogna di cui sono intrisi i roboanti discorsi di chi li manda a morire”.
Il presepe come specchio: dalla teologia alla geografia politica
Nell’omelia del mattino Leone XIV ha posto le premesse teologiche; nel messaggio Urbi et Orbi pronunciato alle 12 dalla Loggia centrale le ha tradotte in mappa del dolore. Il Pontefice ha salutato con particolare affetto i cristiani del Medio Oriente – incontrati nel suo primo viaggio apostolico – e invocato “giustizia, pace e stabilità per il Libano, la Palestina, Israele, la Siria”. Per l’Europa martoriata dalla guerra ha chiesto che “si arresti il fragore delle armi” in Ucraina e le parti trovino “il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso”, con il sostegno della comunità internazionale.
Poi l’elenco delle crisi dimenticate dai riflettori: Sudan, Sud Sudan, Mali, Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Myanmar.
Non semplice inventario di tragedie, ma applicazione del principio teologico enunciato poco prima: “La pace nasce da un vagito accolto, da un pianto ascoltato”. Nel farsi uomo, ha spiegato il Papa, “Gesù assume su di sé la nostra fragilità, si immedesima con ognuno di noi”: con gli abitanti di Gaza che hanno perso tutto, con il popolo yemenita in preda alla fame, con i migranti che attraversano il Mediterraneo o percorrono il continente americano, con chi è sfruttato e sottopagato, con chi vive in carcere in condizioni disumane. La carne del Verbo è la carne dei poveri: è questo il filo rosso che lega l’omelia teologica al messaggio politico.
“Dio non può salvarci senza di noi”: la responsabilità come via alla pace
Il cuore del primo Natale leonino sta in una parola: responsabilità. Citando sant’Agostino, il Papa ha scandito: “Dio, che ci ha creato senza di noi, non può salvarci senza di noi, cioè senza la nostra libera volontà di amare”. È il passaggio dalla contemplazione all’impegno, dal presepe alla storia. “Se ognuno di noi – a tutti i livelli – invece di accusare gli altri, riconoscesse prima di tutto le proprie mancanze e ne chiedesse perdono a Dio, e nello stesso tempo si mettesse nei panni di chi soffre, si facesse solidale con chi è più debole e oppresso, allora il mondo cambierebbe”, ha affermato Leone XIV.
Il richiamo esplicito a Papa Francesco – con la citazione dell’esortazione Evangelii gaudium sulla necessità di “toccare la miseria umana, la carne sofferente degli altri” – segna la continuità con il magistero precedente.
La menzione di san Leone Magno, “il Natale del Signore è il Natale della pace”, offre invece al nuovo Pontefice un ancoraggio patristico al proprio nome e alla sua missione di riconciliazione. Il messaggio politico è netto: la pace non si delega ai potenti, si costruisce dal basso. “Chi non ama il fratello che vede, non può amare Dio che non vede”: il versetto giovanneo, posto al centro del discorso, è la sintesi dell’intero messaggio. Agli auguri multilingue – dall’italiano al cinese, dal polacco al latino – il Papa ha aggiunto un’unica consegna: “La pace di Cristo regni nei vostri cuori e nelle vostre famiglie”.
The post Leone XIV: “La pace nasce da un vagito accolto”. Il primo Natale del Papa tra Gaza e Ucraina first appeared on AgenSIR.