Ucraina. Mons. Yazlovetskiy (ausiliare di Kiev): “Quando arriverà la pace sarà bagnata dalle lacrime”

Scritto il 08/05/2025
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“Cos’è la vittoria per noi oggi che da più di tre anni siamo vittime di un’aggressione militare? Con la guerra, questa parola ha acquistato un significato più profondo”. È mons. Oleksandr Yazlovetskiy, vescovo ausiliare della diocesi romano-cattolica di Kyiv-Zhytomyr, a spiegare al Sir come l’Ucraina vive il Giorno della vittoria, in memoria della capitolazione della Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale. A Kiev si celebra l’8 maggio, mentre in Russia se ne fa memoria il 9 maggio.

(Foto Tv2000)

“Vittoria per noi – dice il vescovo – significa sopravvivere perché non sappiamo se domani saremo ancora vivi. Vittoria è resistere, difendere l’indipendenza del nostro Paese ma è anche, soprattutto per noi credenti, non lasciarci possedere da sentimenti di odio verso i nostri nemici, in questo caso verso i russi. Vittoria infine significa unirci all’Europa con i suoi valori, la sua cultura, i principi di libertà, democrazia e solidarietà. La vittoria oggi è come il papavero rosso, il fiore scelto come simbolo per questa giornata di commemorazione. Un fiore delicato ma resistente”.

La tregua violata. Il presidente russo Vladimir Putin aveva annunciato una tregua di tre giorni in Ucraina per un totale di 72 ore per permettere le celebrazioni della Giornata.

Nonostante l’annuncio, però, la Russia ha lanciato già a partire dalla notte dell’8 maggio attacchi in Ucraina con bombe aeree teleguidate. Una persona è stata uccisa e altre due sono rimaste ferite a seguito dei raid aerei russi nella regione di Sumy nella notte, dopo l’entrata in vigore della tregua.

Le forze d’invasione russe continuano ad attaccare e bombardare la regione di Donetsk nonostante il cessate il fuoco dichiarato, con battaglie in corso a Pokrovsk, Toretsk, Lyman, Novopavlivka.

La speranza nella pace. “Certo che la pace sarà possibile”, risponde il vescovo chiamato a commentare questo “scenario” di tregue mai rispettate. “Ogni guerra finisce con la pace”, aggiunge, “ma più avanti andiamo, più siamo consapevoli che quando arriverà, questa pace sarà bagnata con le lacrime del nostro popolo perché in questi lunghi anni, sono morte tante persone. Tanti portano ferite profonde sul loro corpo. La guerra ha distrutto famiglie. Le città sono state colpite e danneggiate.

Ci sono interi villaggi che non esistono più sulle carte geografiche. La pace che un giorno arriverà porterà il peso di questo dolore.

Piangiamo e più andiamo avanti, più siamo consapevoli che la pace è un dono del Signore. Certo, poniamo tanta speranza negli uomini e negli Stati che ci aiutano. Però vediamo anche che la pace tarda ad arrivare e le tregue ricercate o il cessate-il-fuoco promesso fanno fatica a diventare realtà e a essere rispettati. Come persone credenti pensiamo che solo Dio ci può aiutare e che la pace potrà arrivare solo da Lui. Per questo nelle nostre chiese, non cessiamo mai di pregare per la pace e le vittime della guerra”.

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