Don Vitali: l’unica cosa su cui gli Stati Ue vanno d’accordo è come vessare i migranti

Scritto il 12/12/2025
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L’Europa chiude le porte ai migranti, un po’ di più. È questa l’impressione di fronte alle misure approvate dal Consiglio dell’Unione europea lunedì 8 dicembre. Tra le ipotesi: possibilità di detenzione più lunga e maggiori poteri di perquisizione per le autorità, centri di rimpatrio in Paesi terzi, un “Solidarity Pool” per i ricollocamenti dai Paesi di prima linea. Il pacchetto dovrà ora passare al vaglio del Parlamento europeo, ma è già bastato a sollevare molte perplessità. Ne parliamo con don Alberto Vitali (nella foto), responsabile della Pastorale dei migranti della diocesi di Milano.

(Foto Radio Marconi)

Quale volto di Europa esce da queste misure?
È un’Europa che non ha alcuna prospettiva di futuro. La prima sensazione che mi dà questo pacchetto legislativo – prima ancora della preoccupazione per i migranti – è la tristezza di fronte alla meschinità di un continente che tradisce la grande civiltà e la cultura che ha alle spalle. Papa Leone, ancora pochi giorni fa, ha ribadito la necessità di tornare alle radici dell’Europa. Ecco: da cristiani dovremmo davvero fermarci e rifocalizzarci sui valori fondativi del nostro continente. Non credo siano valori generici come l’onestà o la trasparenza. I valori fondanti dell’Europa cristiana sono quelli che Gesù mette al centro delle beatitudini: l’amore, la solidarietà e anche l’accoglienza dello straniero, che è uno dei cinque criteri sui quali saremo giudicati nel giorno del giudizio universale. Eppure, proprio questa Europa, che tanto ama vantarsi delle proprie radici cristiane, oggi mostra di non avere prospettive e l’unica cosa su cui gli Stati membri riescono a trovare un accordo riguarda come vessare gli ultimi, i poveri. Esattamente ciò che facevano i romani del tempo con i cristiani.

Quali conseguenze potrebbero avere queste misure sulla vita di un migrante?
Premetto che bisogna vedere come procederà l’iter legislativo, perché in passato sono state annunciate molte “grida manzoniane”, che per fortuna non sempre si sono concretizzate. Credo però che, ancora prima delle conseguenze giuridiche per i migranti, dovremmo preoccuparci degli effetti sul clima generale, sull’aria che si respira.

La cattiveria e la demagogia che trasudano da queste misure alimenteranno la paura

e sarà proprio questa la conseguenza più incisiva sulla vita delle persone migranti. Perché la paura ti segue di giorno e di notte: può rovinarti la vita molto più della mancanza di un permesso di soggiorno o delle lunghe code in questura.

La Chiesa di Milano, che da sempre promuove una cultura dell’incontro, come si pone davanti a queste ipotesi legislative? Che cosa ha da dire?
La Chiesa di Milano ha molto da dire, forte di una grande tradizione di accoglienza, che negli anni si è espressa in forme diverse, per esempio attraverso l’azione di Caritas Ambrosiana e attraverso la creazione di una Pastorale per i migranti. Milano ha la vocazione all’accoglienza nel proprio Dna, a partire dall’etimologia del suo nome, che richiama l’incontro tra i popoli. Lo constatiamo nella vita quotidiana, ma lo ritroviamo anche negli ultimi documenti prodotti dalla Chiesa ambrosiana. Penso, ad esempio, al più recente, dedicato all’accoglienza dei ragazzi e dei giovani di fede musulmana negli oratori: un documento che ha suscitato grande interesse nelle altre diocesi lombarde, segno che si tratta di un tema condiviso. Penso sia il tempo di alzare la voce e di essere propositivi, senza vergogna, anche su temi così delicati: la Chiesa di Milano gode di una buona credibilità, oggi più che mai è il momento di investirla.

*chiesadimilano.it

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