Ondate di calore ed economia. Guastella: “I danni attuali e futuri saranno sempre maggiori rispetto al passato”

Scritto il 11/07/2025
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Accessi al pronto soccorso, blackout, cali nella produttività, aumento del consumo energetico per il raffrescamento, perdita di giornate lavorative, danni alle colture e agli allevamenti. Sono alcuni degli effetti delle ondate di calore che hanno colpito anche l’Italia all’inizio dell’estate 2025. Secondo uno studio condotto da Allianz Trade, le temperature elevate compromettono sensibilmente la produttività del lavoro e influenzano in modo significativo la crescita economica. La capacità di svolgere un lavoro fisico si riduce del 40% con temperature di 32°C e di due terzi con 38°C. Per tale ragione per il 2025 si ipotizza una perdita del Pil pari a -0,5% a livello europeo e -0,6% a livello globale. In Italia si stima che la perdita sia il doppio, ossia -1,2%. Uno studio di Assoutenti si spinge oltre, sostenendo che il caldo estremo può costare fino a 550 euro al mese per nucleo familiare tra bollette più alte, acqua più cara e spese varie. Dell’impatto del caldo sull’economia parliamo con Gianni Guastella, professore associato di Economia applicata all’Università Cattolica, sede di Brescia.

(Foto Università Cattolica)

Professore, anche questa estate è caratterizzata da fortissime ondate di calore, oltre che da eventi estremi di maltempo. Questi estremi, in un senso e nell’altro, hanno un impatto anche sull’economia e sulla finanza italiane?

Dice bene. Le temperature registrate a maggio ci dicono che il 2025 è secondo solo al 2024 in termini di temperatura media mensile, con un aumento medio della temperatura che si porta pericolosamente verso il grado e mezzo rispetto ai livelli pre-industriali. L’ondata di calore di fine giugno, rilevante sia per durata sia per intensità, è un ulteriore segnale che il clima è già cambiato. A cambiare è anche la variabilità del clima, con alternanze di eventi estremi diversi che diventano sempre più frequenti. Ovviamente questi fenomeni hanno un impatto sull’economia ed è chiaramente negativo. Studi scientifici hanno dimostrato che un aumento delle temperature medie è associato ad una diminuzione della produttività, non solo nei settori che prevedono attività all’aperto, pensiamo soprattutto all’edilizia e all’agricoltura, ma anche nel settore dei servizi.

Quanto incide economicamente il caldo record nel nostro Paese e nella zona euro?

Difficile quantificarlo con precisione, anche perché gli effetti sono molto diversi a seconda degli eventi estremi causati dall’aumento delle temperature che spaziano dalle ondate di calore alle inondazioni fino a temporali. Per dare un’idea, uno studio dell’Agenzia europea dell’Ambiente ha quantificato in più di 700 miliardi di euro i danni subiti in Europa a causa di eventi estremi collegati al cambiamento climatico verificatisi tra il 1980 e il 2023. Gli anni tra il 2021 e il 2023, in particolare, sono quelli in cui si sono registrati i danni stimati maggiori.

L’unica cosa che dobbiamo ragionevolmente aspettarci è che, data la frequenza e intensità di questi eventi in aumento, i danni attuali e futuri saranno sempre maggiori rispetto al passato.

Quali sono i settori economici più danneggiati da eventi estremi legati ai cambiamenti climatici?

Anche qui la risposta dipende molto dal tipo di evento che andiamo a considerare e dai livelli di adattamento, che determinano quanto persone e cose sono vulnerabili rispetto a questi eventi. Se ci limitiamo agli effetti diretti dell’aumento di temperature medie e diminuzione delle precipitazioni, è corretto ritenere che il settore agricolo sia tra i più esposti, non solo perché più vulnerabile ma anche perché maggiormente diffuso nelle aree più a rischio in Europa, come i Paesi mediterranei. Più in generale, nessun settore può essere considerato privo di rischio: dalla manifattura al turismo passando per il commercio, i costi del cambiamento climatico riguarderanno tutta l’economia.

Il fatto che sia necessario, attraverso ordinanze, ridurre gli orari di lavoro nelle ore calde per evitare danni alla salute cosa comporta a livello economico?

La limitazione degli orari di lavoro comporta appunto una perdita di ore lavorate e quindi di produzione totale. Da una parte, è vero che queste misure si rendono necessarie proprio per mitigare le conseguenze del caldo estremo ed evitare gli effetti peggiori, cioè gli impatti sulla salute. Dall’altra, non possiamo ignorare che le stesse misure abbiano un costo economico. Questo aspetto in particolare ci costringe a riflettere sull’iniquità delle conseguenze del cambiamento climatico. Il costo economico è altissimo nei Paesi della fascia equatoriale, che sono relativamente meno sviluppati e, per questo motivo, fanno anche più fatica a rinunciare alle ore di lavoro per salvaguardare la salute umana. In alcuni di questi Paesi, le condizioni climatiche sono proibitive per chi lavora all’esterno in più di cento giorni l’anno. D’altra parte, i Paesi più sviluppati, che sono anche quelli maggiormente responsabili dei cambiamenti climatici, sopportano un costo minore.

Anche le famiglie si trovano di fronte a spese impreviste in bolletta per un maggior uso ad esempio dei condizionatori?

Innegabilmente l’uso dell’aria condizionata è un elemento chiave della strategia di adattamento, in alcuni casi fondamentale per prevenire impatti negativi sulla salute delle persone. Ovviamente ha un costo, come correttamente osserva lei, ma questa non è l’unica conseguenza negativa. Perché il condizionatore, per funzionare, ha bisogno di energia e, fino a quando questa verrà prodotta attraverso l’uso di fonti fossili, un maggior ricorso all’aria condizionata implicherà un aumento delle emissioni e quindi un progressivo peggioramento della crisi climatica. Senza contare poi che anche in questo caso ci sono rilevanti questioni di equità: non tutti possono permettersi un condizionatore o comunque di tenerlo accesso per lunghi periodi.

Ci sono delle misure che potrebbero aiutare a ridurre gli effetti economici e finanziari dei cambiamenti climatici? E quali stili di vita potrebbero adottare le famiglie per ridurre gli effetti negativi dei cambiamenti climatici?

È ormai consolidata l’evidenza che i benefici derivanti dalla mitigazione dei cambiamenti climatici sono di gran lunga maggiori dei costi. Quindi, la cosa più semplice per minimizzare gli effetti negativi del cambiamento del clima è proprio limitare il cambiamento stesso. Del resto, come abbiamo visto, questo cambiamento è già in corso ed è quindi fondamentale investire anche in azioni di adattamento. Tra le più importanti indubbiamente troviamo il verde urbano, nelle sue diverse forme, che riesce a ridurre la temperatura al suolo anche di diversi gradi, ma anche a garantire una maggiore permeabilità del suolo e ridurre le conseguenze di fenomeni piovosi molto intensi. Riguardo agli stili di vita, le persone più suscettibili ai fenomeni di caldo estremo sono sicuramente quelle meno giovani, alle quali è particolarmente raccomandato di evitare esposizione al sole all’aperto nelle ore più calde. In generale, però, la suscettibilità dipende anche dallo stato di salute generale. Una sana alimentazione e una buona forma fisica favoriscono certamente un miglior acclimatamento.

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