Mediterraneo: un patto per il futuro

Scritto il 27/11/2025
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Il Consiglio Ue ha approvato nei giorni scorsi un “Patto per il Mediterraneo”, in coincidenza con il 30° anniversario della Dichiarazione di Barcellona, ​​che ha gettato le basi per un “partenariato globale” tra l’Ue e dieci Paesi del Mediterraneo meridionale. Il Patto conferma la regione del Mediterraneo come “priorità strategica” per l’Ue e mira a rafforzare le relazioni dell’Europa comunitaria con i suoi partner del Mediterraneo meridionale, “creando opportunità comuni”. Il Patto istituisce un quadro per una cooperazione più approfondita, basato su tre pilastri tematici. Anzitutto le persone, definite “motore del cambiamento, delle connessioni e dell’innovazione”; quindi “economie più forti, più sostenibili e integrate”; terzo elemento “sicurezza, preparazione e gestione della migrazione”.
Il Consiglio ha sottolineato l’importanza di “creare ponti tra persone e Paesi che favoriscano la comprensione reciproca e offrano opportunità di crescita e sviluppo sostenibili”. Esiste, secondo i 27 Stati Ue, “un enorme potenziale per aumentare ulteriormente l’integrazione economica e promuovere il commercio e gli investimenti sostenibili, la diversificazione delle economie e delle catene del valore, lo sviluppo dell’economia blu, la cooperazione energetica e la connettività tra l’Ue e i Paesi del Mediterraneo meridionale”. L’obiettivo dichiarato è creare opportunità di lavoro e “garantire stabilità e resilienza economica per affrontare le disuguaglianze sociali esistenti e contribuire alla coesione sociale”.
Ogni capitolo del Patto segnala nodi e criticità, come la povertà, le sfide demografiche, la lotta ai cambiamenti climatici, la scarsità d’acqua… Cui si aggiungono altri macro-temi come pace e sicurezza, sviluppo, democrazia, diritti umani.Più o meno negli stessi giorni il card. Matteo Zuppi, nella sua introduzione all’Assemblea generale dei vescovi italiani (Assisi, 17-20 novembre), declinava un capitolo dal titolo “Europa e Mediterraneo: per una speranza visibile”. Zuppi si muoveva da una lettura di “questo nostro tempo, attraversato da innumerevoli conflitti, segnato da immani sofferenze, nel quale abbiamo visto rinascere muri di divisione, in cui sperimentiamo atteggiamenti di chiusura e di esclusione spesso indirizzati verso gli ultimi, i poveri, i migranti, i carcerati… Proprio questo tempo richiede segni di rinnovata fraternità, così come ci ha insegnato Papa Francesco nella sua enciclica Fratelli tutti”. Per il presidente Cei la fratellanza, “sognata, attesa, ambita, richiede progetti e azioni visibili per rimettere al centro l’eguaglianza tra tutte le donne e gli uomini di oggi, per rilanciare una stagione dei diritti e di vera giustizia per ogni popolo e nazione”. Quindi un riferimento a “sostenere decise e generose forme di cooperazione” per uno sviluppo reciproco, “materiale e morale, a sua volta espressione di solidarietà e fraternità”. In questa direzione, aggiungeva il cardinale, potrebbe giungere “un progetto di incontro, di collaborazione nel segno della solidarietà, tra l’Europa e il Mediterraneo, seguendo la felice intuizione del cardinale Gualtiero Bassetti”. Quindi il richiamo agli incontri promossi nel 2020 a Bari e nel 2022 a Firenze – proseguiti poi a Marsiglia nel 2023 – dove il Mediterraneo era definito “mare della fraternità”. Quindi il riferimento a Papa Leone XIV, con l’udienza al Consiglio dei giovani del Mediterraneo (5 settembre 2025): “Vorremmo continuare questo percorso, dal valore emblematico, che muove da una memoria comune e si prefigge di contribuire a relazioni virtuose, all’abbraccio fra le generazioni, al dialogo tra le fedi. Un cammino in cui coinvolgersi come Chiesa, facendo al contempo appello a una pluralità di soggetti – città, università, organizzazioni non governative, espressioni delle tradizioni e delle culture – che abbiano a cuore, tutti insieme, la volontà di consegnare a questo nostro tempo un inequivocabile segnale di speranza”.
Europa, Africa del Nord e Medio Oriente: territori e popoli che hanno visto lo sviluppo della civiltà e che oggi sono al centro di fenomeni epocali che lasciano pensare a una civiltà turbata, indebolita, persino in declino. Una civiltà che rischia di essere travolta dalle sfide attuali. Da qui andrebbero colti tutti i segnali di incontro, dialogo, cooperazione, reciproco sostegno e sviluppo, perché il Mediterraneo possa essere ancora un crogiuolo di futuro. I segnali – politici, culturali, spirituali, religiosi – non mancano, ma hanno bisogno di concretezza.

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