“La città è sotto shock, questa mattina il silenzio è palpabile. Sono 7 le case coinvolte e completamente bruciate. Più di 2.000 appartamenti”. E’ la testimonianza in presa diretta da Hong Kong al Sir di padre Paolo Ceruti, missionario italiano del Pime. Le notizie del tragico incendio che ha devastato con il fuoco un complesso residenziale del quartiere Tai Po, parlano questa mattina purtroppo ancora di un bilancio delle vittime aggravato. Sono 55 i morti (di cui 4 dopo il ricovero) secondo le ultime notizie confermate dai Vigili del Fuoco. “Non si sa ancora quante persone sono rimaste intrappolate dentro, anche perché erano case dove vivevano in maggioranza persone anziane”, racconta il missionario.
Le impalcature che hanno preso fuoco (Foto p.Ceruti)
In un breafing con la stampa il governatore dell’ex colonia britannica, John Lee, ha dichiarato che già ieri le fiamme erano state portate sotto controllo “grazie all’instancabile impegno dei vigili del fuoco”. Ma sono oltre 270 i dispersi e molte decine i feriti, tra cui 45 in gravi condizioni.
Si è trattato di uno dei peggiori incidenti che abbia mai colpito Hong Kong.
Pare che il fuoco si sia alimentato contro ogni previsione dalla rete metallica verde e dalle impalcature di bambù che circondano ogni edificio del complesso residenziale, nell’ambito dei lavori di ristrutturazione.
La solidarietà è scattata subito, fin dalle prime ore. “La gente si è attivata a raccogliere cibo ed acqua da donare alle persone coinvolte”, racconta padre Paolo. “Alcuni alberghi hanno messo a disposizione le camere per gli sfollati”. Il 7 dicembre sono in programma le elezioni del Consiglio legislativo (il parlamento) e il governatore ieri dal posto dell’incendio ha detto che adesso la priorità è assicurare aiuto a chi è coinvolto nell’incendio prevedendo anche la possibilità di posticipare il voto. Le disposizioni date a unità e dipartimenti ora è “di svolgere un lavoro completo”, tra cui lo spegnimento completo dell’incendio, il salvataggio dei residenti intrappolati, la cura dei feriti, l’assistenza e il supporto emotivo alle famiglie, e la conduzione di un’indagine completa sulle cause dell’incidente, ha proseguito Lee, nel resoconto ai media locali. Eileen Chung, sovrintendente della polizia di Hong Kong, ha dichiarato che tre uomini dell’impresa edile responsabile della ristrutturazione dei condomini sono stati arrestati con l’accusa di omicidio colposo in relazione all’incendio.
Palazzi condominiali a Hong Kong (Foto p. Ceruti)
Il missionario racconta che vicino alla zona dell’incendio c’è una parrocchia del Cuore Immacolato di Maria che subito ha dato disponibilità degli spazi e molti cattolici hanno chiesto di pregare per le vittime e i soccorritori. Padre Paolo spiega che i palazzi più datati, come quelli bruciati, hanno 30 piani con 8/10 appartamenti per piano. Quelli più recenti possono superare addirittura i 40 piani. I palazzi sono costruiti in blocchi, tutti uguali. Il complesso residenziale “Wang Fuk Court” era composto da otto torri residenziali, di cui sette aggrediti dalle fiamme. I vigili hanno fatto fatica a spegnere il fuoco e 3 palazzi hanno continuato a bruciare dopo quasi 24 ore.
Ogni blocco di palazzi è come una città con dentro negozi, ristoranti e mercati ai piani più bassi. In quelli bruciati, dicono che vivevano circa 4.000 persone.
Gli appartamenti di solito sono costituiti da una stanza più camera oppure più due camere, sono piccoli e per questo di solito la gente torna a casa solo per dormire spesso si mangia fuori o al lavoro. Nelle case bruciate abitavano tanti anziani, spesso accuditi da domestic helper filippine o indonesiane. Anche il missionario racconta che “nei palazzi andati a fuoco, erano in corso lavori di ristrutturazione su tutte le torri, per questo erano completamente avvolte di impalcature che qui sono fatte di pali di bambù. Probabilmente un incidente ha causato una accensione di fuoco ai piani bassi e tutto l’edificio è andato in fiamme coinvolgendo anche tutti quelli vicini”.
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