“Jurassic World. La rinascita”: avventura, etica e scienza contro il “dio-denaro”

Scritto il 05/07/2025
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Oltre sei miliardi di dollari. È l’incasso complessivo delle due trilogie dedicate all’universo “Jurassic Park”. Dall’esordio sullo schermo nel 1993 a firma di Steven Spielberg, prendendo le mosse dal romanzo originale di Michael Crichton, i dinosauri non hanno perso smalto e fascino nel corso di trent’anni. La prima trilogia è datata 1993-2001, la seconda “Jurassic World” 2015-22. Si pensava che l’epopea fosse ormai giunta al tramonto e invece lo stesso Spielberg e lo sceneggiatore David Koepp si sono rimessi al lavoro per individuare nuova vis creativa a partire dal motto “La vita trova sempre un modo”. È nato così il progetto cinematografico “Jurassic World. La rinascita” affidato alla regia di Gareth Edwards (suoi “Rogue One: A Star Wars Story” del 2016 e “The Creator” del 2023) e un rinnovato cast di interpreti di primo piano: Scarlett Johansson, il due volte Premio Oscar Mahershala Ali, Jonathan Bailey, Rupert Friend e Manuel Garcia-Rulfo. Il film è nelle sale italiane dal 2 luglio con Universal Pictures.

L’isola di Jurassic Park
Stati Uniti, oggi. Il clima sul pianeta Terra si è fatto sempre più inospitale per i dinosauri, che ormai popolano solo alcune regioni equatoriali. L’esperta di operazioni “impossibili” Zara Bennett (Johansson) viene assoldata dal rampante Martin Krebs (Friend) dell’influente gruppo Big Pharma, affinché conduca una missione in un’isola tropicale per recuperare dei campioni di sangue da tre differenti tipi di dinosauri. Krebs sottolinea la portata scientifica della missione e l’impatto umanitario che potrebbe avere per le generazioni future (la possibilità di scoprire nuove cure mediche). La Bennett mette su così la sua squadra, tra cui il fidato capitano Duncan Kincaid (Ali) e il paleontologo Henry Loomis (Bailey). Nell’approcciarsi all’isola, un tempo laboratorio segreto (dalle pratiche poco ortodosse) del Jurassic Park, il team presta soccorso a Ruben Delgado (Garcia-Rulfo) e alla sua famiglia alla deriva nell’oceano dopo un incidente in barca a vela. Anche loro saranno chiamati a prendere parte alla missione…

(Foto Ufficio stampa)

Ricerca scientifica o allucinazioni da “dio-denaro”?
“Volevamo un film che desse l’impressione di un nuovo inizio, pur rimanendo nel mondo dei canoni precedenti”. Così lo storico produttore Frank Marshall che ha sottolineato: “Sulla scia del concetto che ‘la vita trova sempre un modo’ abbiamo definito una storia differente, che combina l’avventura di un heist-movie con l’horror di un film incentrato su queste creature. Presentiamo nuovi personaggi, una nuova ambientazione e nuovi dinosauri, alcuni dei quali sono diventati decisamente feroci. Allo stesso tempo, la cosa per me entusiasmante (…) è che include un tono che richiama il Jurassic Park originale”.
“Jurassic World. La rinascita” firmato Gareth Edwards si pone immediatamente nel solco del progetto originario concepito da Spielberg e reiterato nel corso di trent’anni, lungo le due trilogie. Quali sono dunque i punti di valore di questo nuovo capitolo? Anzitutto è da rilevare la forza di una formula narrativa che non perde fascino e smalto. Il topos del racconto avventuroso che accosta tensione e thriller è sempre efficace (del resto Spielberg lo sa bene dai tempi di “Indiana Jones”). Qui abbiamo una nuova squadra di esploratori che si recano in un’isola dove la vita umana è stata spazzata via dai dinosauri. Quello è il terreno narrativo perfetto per sviluppare la missione dei protagonisti che vede come primo obiettivo l’uscirne vivi, sopravvivere. E la dinamica del racconto in questo indubbiamente funziona, perché non ci sono stasi o lungaggini, ma l’azione procede spedita e compatta, evidenziando non solo la lotta con le creature primitive ma anche con un’umanità segnata da avarizia e arrivismo. Infatti, la peggior minaccia per la salvezza non giunge dai dinosauri bensì dalla spregiudicatezza umana, quella che elegge l’Io al di sopra del Noi, ovviamente per potere e “dio-denaro”.

Il film, oltre a svilupparsi come un’avvincente macchina d’azione e brividi, schiude anche dei temi interessanti, di chiara attualità. È la riflessione sul limite della scienza, tra confini deontologici e (bio)etici: l’isola segreta era un laboratorio dove si conducevano esperimenti genetici sui dinosauri, che però hanno generato mostri ancor più temibili e fuori controllo (come non trovare inquietanti parallelismi con l’oggi, il pericolo di sperimentazioni genetiche o pratiche scientifiche sregolate sulla vita umana?). A tutto ciò, si aggiunge l’attenzione e la custodia della natura e del creato, riaffermando valori primari come solidarietà, accoglienza e dialogo, rimarcando anche l’importanza della scienza non solo come fonte di guadagno ma anche, soprattutto, per il bene comune.
“Jurassic World. La rinascita” è dunque un giocattolone avventuroso che volteggia acutamente su alcuni temi di senso. Certo, qualche perplessità sorge: pur cambiando regia, personaggi e storia, la linea del racconto inevitabilmente tende a ripetersi. È un copione rinnovato nella veste, ma di per sé già visto. L’evasione è sì assicurata, se però si è disposati a soprassedere a una certa ripetitività. Di certo suggestione, tensione e pathos ci sono tutti, grazie anche a ottimi effetti speciali e a un riuscito cast, in testa Scarlett Johansson, Mahershala Ali e Jonathan Bailey. Adatto a un pubblico dagli adolescenti in su (le scene da brivido sono effettivamente da brivido!). Consigliabile, problematico, per dibattiti.

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