Ornella Vanoni ha attraversato il suo tempo e lo ha fatto da protagonista. Non solo nella musica, ma nel teatro, dove iniziò la sua strada artistica a fianco di Strehler, nel cinema, nel costume di un’epoca fatta di tante altre età. Da quella del jazz, cui Ornella si avvicinò, curiosa com’era di tutte le forme di espressione e comunicazione artistica, a quella del Brasile e della sua affascinante cultura popolare, musicale e poetica, di una fase esistenzialista, fino a quella delle
nuove vite artistiche che lei ha appoggiato e aiutato a farsi, invece di temerle o condannarle come altri hanno fatto.
Epica la sua esperienza, nel 1976, a fianco di Toquinho e Vinicius de Moraes, ma anche di Sergio Bardotti, che ha dato origine a un disco, “La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria”, uno tra i primi esperimenti di disco-concept in cui musica, poesia, ritmo, parole formano un tutt’uno. Quello che poi è stato chiamato disco-concept.
Ornella non rientra in quel novero di artisti che hanno temuto il contatto e l’inevitabile confronto – e giudizio del pubblico – con gli altri, sia con i talenti più giovani come Grazia Di Michele, Mariella Nava, Mario Biondi, Diodato, Michele Zarrillo, ma anche con Cocciante, Paolo Conte, Lucio Dalla, o con i classici della musica come quando nell’album “Argilla” si confrontò senza paura, con la sua inconfondibile voce dalle sfumature sensuali e toni che riuscivano a spaziare tra i bassi più profondi e i vocalizzi vellutati, in poche parole inconfondibile, tra Elton John, Roberto Carlos, il jazz e la musica sudamericana.
Non solo partecipazioni a Sanremo, ma anche riconoscimenti fuori dai circuiti accattivanti come il Premio Tenco, e canzoni che rimarranno nella storia, come “Io ti darò di più”, “L’appuntamento”, “Eternità”, “Domani è un altro giorno”, “Tristezza per favore va via”, e, come abbiamo visto, teatro, cinema, partecipazione a eventi benefici a favore delle persone più deboli, attenzione verso la fede a un certo punto della sua vita, con l’avvicinamento al cristianesimo evangelico pentecostale.
A 91 anni Ornella aveva dato prova di un’attività inarrestabile, di un impegno incredibile, assai lontano dal luogo comune della persona sazia e annoiata, ma anzi, piena di curiosità e desiderosa di portare la sua esperienza di vita agli altri, nelle cose belle, negli errori, da lei sempre ammessi e confessati, nell’onestà profonda di un percorso umano accettato e condiviso, nella buona e nella cattiva sorte.
Per questo la sua figura rimane come immagine del Novecento e oltre e, comunque la si veda, la sua voce rimane unicum nella canzone non solo italiana. Le sue canzoni entrano, anche se alcune lo avevano già fatto, nella storia del genere. Se per canzone si intende l’incontro tra parole, musica, anima di un mondo che Ornella Vanoni ha interpretato e che rimarrà grazie alla sua inconfondibile, unica voce.
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