Prima Lettura: Sir 24,1-2,8-12 | Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione. Abbi un cuore retto e sii costante, non ti smarrire nel tempo della prova. Stai unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni. Accetta quanto ti capita e sii paziente nelle vicende dolorose, perché l’oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore. Affidati a lui ed egli ti aiuterà, raddrizza le tue vie e spera in lui. Voi che temete il Signore, aspettate la sua misericordia e non deviate, per non cadere. Voi che temete il Signore, confidate in lui e la vostra ricompensa non verrà meno.
La sapienza fa il proprio elogio, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria: “Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e come nube ho ricoperto la terra. Io ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi. Ho percorso da sola il giro del cielo, ho passeggiato nelle profondità degli abissi. Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso dominio. Fra tutti questi ho cercato un luogo di riposo, qualcuno nel cui territorio potessi risiedere. Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: ‘Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele’. Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno. Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion. Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità. Sono cresciuta come un cedro sul Libano, come un cipresso sui monti dell’Ermon. Sono cresciuta come una palma in Engàddi e come le piante di rose in Gerico, come un ulivo maestoso nella pianura e come un platano mi sono elevata. Come cinnamòmo e balsamo di aromi, come mirra scelta ho sparso profumo, come gàlbano, ònice e storace, come nuvola d’incenso nella tenda. Come un terebinto io ho esteso i miei rami e i miei rami sono piacevoli e belli. Io come vite ho prodotto splendidi germogli e i miei fiori danno frutti di gloria e ricchezza. Io sono la madre del bell’amore e del timore, della conoscenza e della santa speranza; eterna, sono donata a tutti i miei figli, a coloro che sono scelti da lui. Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti, perché il ricordo di me è più dolce del miele, il possedermi vale più del favo di miele. Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me avranno ancora sete. Chi mi obbedisce non si vergognerà, chi compie le mie opere non peccherà”.
Tutto questo è il libro dell’alleanza del Dio altissimo, la legge che Mosè ci ha prescritto, eredità per le assemblee di Giacobbe. Essa trabocca di sapienza come il Pison e come il Tigri nella stagione delle primizie, effonde intelligenza come l’Eufrate e come il Giordano nei giorni della mietitura, come luce irradia la dottrina, come il Ghicon nei giorni della vendemmia. Il primo uomo non ne ha esaurito la conoscenza e così l’ultimo non l’ha mai pienamente indagata, perché il suo pensiero è più vasto del mare e il suo consiglio è più profondo del grande abisso. Io, come un canale che esce da un fiume e come un acquedotto che entra in un giardino, ho detto: “Innaffierò il mio giardino e irrigherò la mia aiuola”. Ma ecco, il mio canale è diventato un fiume e il mio fiume è diventato un mare. Farò ancora splendere la dottrina come l’aurora, la farò brillare molto lontano. Riverserò ancora l’insegnamento come profezia, lo lascerò alle generazioni future. Vedete che non ho faticato solo per me, ma per tutti quelli che la cercano.
Salmo Responsoriale
R. Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
Celebra il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion, perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
R. Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
Egli mette pace nei tuoi confini e ti sazia con fiore di frumento. Manda sulla terra il suo messaggio: la sua parola corre veloce.
R. Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
Annuncia a Giacobbe la sua parola, i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele. Così non ha fatto con nessun’altra nazione, non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.
R. Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
Seconda Lettura: Ef 1,3-6.15-18 | Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. Perciò anch’io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.
Vangelo: Gv 1,1-18 | In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: “Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me”. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Sir 24,1-4.12-16, Sal 147, Ef 1,3-6.15-18, Gv 1,1-18
La liturgia di oggi ci immerge nuovamente nel mistero del Natale.
Gesù è venuto nel mondo come ogni bambino, eppure in quella nascita si realizzava la più alta e incredibile realtà: Dio continuava, anzi aumentava il suo amore per il mondo. Dopo averci amati con la creazione, ci ha amati ancor più radicalmente con la redenzione. È un movimento di totale abbassamento di Dio verso l’umanità. Non trattiene nulla di Sé per starci accanto. È una sorta di viaggio di Dio fuori da Sé. Quanto la nostra vita cambierebbe se anche solo un poco comprendessimo tale amore! Il libro della Sapienza e il Vangelo di Giovanni, sebbene con angolature e accenti diversi, descrivono questo misterioso abbassamento di Dio per venirci incontro. La Sapienza che «esce dalla bocca dell’Altissimo» e che sostiene ogni cosa prepara il prologo di Giovanni che afferma: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio... Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla è stato fatto». Nella pienezza dell’eternità di Dio risuona la Parola divina, creatrice del mondo e rivelatrice del suo grande amore per gli uomini. È il momento della creazione che possiamo immaginare come la prima tappa di questo viaggio di Dio che esce da se stesso. Tutto il creato respira l’amore del Signore: «I cieli narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia», canta il Salmo 19.
Ma perché questo viaggio di Dio verso di noi? Egli ha una grande ambizione su di noi: ci vuole santi e immacolati! Così del resto ci ha scelti prima ancora della creazione. Scrive Paolo: «(il Padre) in lui (Cristo) ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità». È una scelta alta, per nulla banale e modesta, che ci precede; è un “prima” assoluto che va al di là di ogni nostro merito. Il Padre, pensando a Gesù, aveva in mente anche noi, perché fossimo come lui «santi e immacolati». Non si tratta di una bontà morale, ossia di pensare a uomini e a donne che si comportano in modo corretto e onesto. Paolo descrive un uomo nuovo, una donna nuova, assolutamente diversi dall’uomo vecchio, Adamo, il quale confidava in se stesso e nelle sue forze, tanto da pensare di poter persino fare a meno di Dio. Diventare «santi e immacolati» vuol dire anzitutto «essere figli», affidarsi a Dio e non a se stessi, vivere di Dio e della sua volontà e non di noi stessi e dei nostri capricci. È diventare figli, appunto, come Gesù. Natale, nel suo significato più vero, significa rinascere, ossia tornare ad essere figli di Dio, a sentirsi profondamente tali. Ma come rinascere quando si è già vecchi, ci chiediamo con Nicodemo? La risposta è semplice: ascoltando il Vangelo! Nella notte di Natale, e in questa domenica, ci è stata aperta la prima pagina del Vangelo, quella della nascita di Gesù. Da questa prima pagina possiamo ripartire; di qui possiamo iniziare a scrivere di nuovo la nostra vita. E cresceremo, giorno dopo giorno, come cresceva il bambino Gesù, se sfoglieremo pagina dopo pagina il piccolo libro del Vangelo, cercando di metterlo in pratica. A Natale il Verbo si è fatto carne. Il Vangelo deve diventare la nostra vita, la nostra carne, in tutti i nostri giorni.
Preghiera del tempo di Natale

