Preghiera di Paolo
Preghiera di Paolo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura 


Salmo Responsoriale


Vangelo  


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Memoria di san Giovanni Paolo II, papa, morto nel 2005. Ricordo di Maria Salome, madre di Giacomo e Gio-vanni, che seguì il Signore fin sotto la croce e lo depose nel sepolcro.

Efesini 3,14-21. Preghiera di Paolo

Paolo, di fronte alla rivelazione dell’insondabile ricchezza di Cristo, “piega le ginocchia davanti al Padre” e prega per gli Efesini. Chiede a Dio che lo Spirito li renda forti irrobustendo in loro l’uomo interiore. Lo Spirito è la forza di Dio che opera nel profondo del cuore, luogo delle scelte, delle decisioni, dei pensieri. È nel cuore infatti che inizia il cambiamento ed è qui che il Cristo scende con la sua parola e la sua grazia. Fin dall’inizio della sua predicazione aveva invitato i discepoli all’interiorità: “Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,6). Chiedere al Padre la forza dello Spirito significa domandare una più profonda conformità a Cristo, per lasciarsi guidare dalla forza trasformante del suo amore. La presenza di Cristo apre il cuore e la mente alla comunione con i fratelli e le sorelle. Egli, infatti, lo spinge a vivere, a pensare, ad agire come lui stesso è vissuto ed ha operato. La sostanza di questa inabitazione di Cristo è l’amore, l’agape, l'orizzonte infinito verso il quale si progredisce. L’epistola lo esprime efficacemente con l'immagine della pianta (essere radicati) e della costruzione (essere fondati). L’apostolo prega anche perché i cristiani di Efeso comprendano “assieme a tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità” dell’amore di Cristo. Il mistero di Dio si può comprendere solo nell’amore, solo in una vita di discepolato e di testimonianza vissuta nella comunità, “assieme ai santi”. La conoscenza del mistero (compreso l’ascolto della Parola) ha una indispensabile dimensione ecclesiale: si condividono le stesse verità e soprattutto se ne fa insieme l'esperienza. Nell’amore reciproco il fratello diventa mediatore della conoscenza stessa di Cristo. È nella fraternità che lo Spirito opera per la nostra crescita interiore. Per questo la vita comune con i fratelli è indispensabile per conoscere Cristo. La preghiera di Paolo culmina in un’ultima domanda: essere colmati in tutta la pienezza di Dio. Nella parte iniziale della lettera si parla della pienezza (plerôma) della Chiesa colmata dalla pienezza di Cristo (1,23). Ora i credenti sono chiamati a partecipare alla pienezza di Dio: il Padre è il termine ultimo al quale Cristo vuole portarci. Raggiunta tale mèta, ossia portatici nel seno del Padre, Cristo ha terminato la sua opera di riconciliatore e lascia spazio al Padre perché sia tutto in tutti, come già Paolo scriveva: “E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti”(1 Cor 15,28). L’apostolo conclude con una lode: l’unità dell’umanità è la gloria di Dio, la rivelazione del suo amore che sarà sempre sovrabbondante, al di sopra di ogni nostra comprensione e al di là delle nostre attese. A lui dunque la gloria “nella Chiesa e in Cristo Gesù”.

Preghiera per la Chiesa