Libertà e carità
Libertà e carità
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura 


Salmo Responsoriale


Vangelo  


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Memoria di san Callisto (†222), papa. Amico dei poveri, fondò la casa di preghiera sulla quale sarebbe sorta la basilica di Santa Maria in Trastevere.

Galati 5,18-25. Libertà e carità

malvagio (1,4) trasportandoli nella nuova creazione (6,15). Tuttavia la libertà, se intesa falsamente, può diventare un “pretesto per assecondare la carne”. È la tentazione di chi vuole imporre se stesso sugli altri, di chi vuole che tutti ruotino attorno a lui. Paolo, invece, afferma che la libertà ci è data per servirci a vicenda: “Mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri”. La libertà è “per amare”. L’amore è l’unica legge del cristiano. Anzi, con incredibile chiarezza, l’apostolo scrive: “Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso” (5,14). Paolo, comunque, esorta i cristiani della Galazia a non “divorarsi” a vicenda. Le liti infatti portano alla distruzione di se stessi e della comunità. L’unica via per restare nella libertà è, appunto, l’amore. Questo significa “camminare nello Spirito” e allontanarsi dai “desideri della carne” (5,16-18), ossia dagli istinti egocentrici che spingono a ripiegarsi su se stessi. Chi si lascia guidare dall’amore per sé finisce per esserne schiavo e quindi per fare anche quel che non vorrebbe. Paolo, a titolo esemplificativo, elenca quindici vizi tra le “opere della carne”: “fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, magia, inimicizie, risse, gelosie, impeti d’ira, rivalità, discordie, fazioni, invidie, ubriachezze, gozzoviglie e altre simili cose”. Queste opere escludono dal regno di Dio perché sono opposte all’amore. Al contrario, “il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, longani¬mità, benignità, bontà, fedeltà, mitezza, temperanza”. Tra le “opere della carne” e “il frutto dello Spirito” c’è la stessa opposizione che si trova tra le tenebre e la luce, tra il caos e l’ordine, tra la molteplicità e l’unità. Per questo non è possibile la composizione tra i due piani e il credente stesso non può essere lacerato al suo interno: la sua vita deve essere un servizio di amore. Frutto dell’amore sono la “gioia” (Paolo riporterà agli anziani di Efeso il detto di Gesù: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”), la “pace” e poi “la longanimità, la benignità e la bontà”; “la fedeltà, la mitezza e la temperanza” chiudono l’enumerazione. Il credente, che vive ispirandosi all’amore, diviene lievito di un nuovo mondo, quello che Dio ha inaugurato con Gesù. I cristiani, comportandosi con amore, imitano Gesù perché “hanno crocifisso la carne” e “vivono nello Spirito”, comportandosi con amore.

Preghiera con i santi