Le due alleanze: Agar e Sara
Le due alleanze: Agar e Sara
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo  


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Galati 4,22-24.26-27.31–5,1. Le due alleanze: Agar e Sara

Per convincere i Galati a non ricadere nella schiavitù della legge Paolo riprende il racconto del Libro della Genesi che narra la vicenda dei “due figli di Abramo”: Ismaele, figlio della schiava Agar, la concubina, e Isacco, figlio della libera Sara, padrona e moglie legittima. La differenza tra i due non è solo quella di avere due madri diverse, quanto di essere stati generati in maniera differente: Ismaele è nato secondo le vie naturali della generazione; Isacco, invece, “in virtù della promessa”. Ebbene, Paolo afferma che tutto ciò è avvenuto in “allegoria” di quel che sarebbe avvenuto realmente in futuro. Agar, la schiava, rappresenta l'alleanza del Sinai che “genera alla schiavitù” della legge (a Paolo richiama l’Arabia). Sara, invece, rappresenta la donna libera ed è lei la “nostra madre” con sede nella “Gerusalemme di lassù”. Da questa seconda Gerusalemme i cristiani ricevono la libertà. Noi, pertanto, essendo figli della donna libera, siamo chiamati a vivere nella libertà dalla legge. Questo - scrive Paolo - è quel che già cantava Isaia, il profeta dell'esilio: la donna sterile grida di giubilo perché le è concessa una figliolanza senza numero. Sara, sterile e disprezzata, grazie all’intervento di Dio è diventata la madre di un grande popolo. Ai Galati ricorda che sono “figli della promessa” come Isacco e non debbono quindi rimpiangere la loro condizione di schiavi. E purtroppo può ripetersi ciò che accadde tra Ismaele e Isacco, ossia che i figli della Gerusalemme terrena perseguitino quelli “della Gerusalemme di lassù”. Ma questo dimostra che i figli liberi sono gli eredi della promessa, nonostante le difficoltà presenti. È una esortazione che i cristiani debbono custodire nel cuore sapendo che le difficoltà del presente - anche quelle di oggi - non debbono distogliere i nostri occhi dalla Gerusalemme del cielo verso la quale siamo diretti.

Preghiera per i poveri