Leggi le letture del giorno e il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
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Vangelo
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Galati 3,22-29. La Legge non ha annullato la promessa
Paolo ricorda ai galati che l'eredità promessa da Dio ad Abramo - "stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te" (Gen 17,7) - ora appartiene a Gesù. È un'alleanza passata anche attraverso la Legge consegnata al popolo di Israele sul monte Sinai. Ma tutta la vicenda precristiana, con Abramo prima e con Israele dopo, è stata una lunga preparazione per giungere sino all'alleanza definitiva con Gesù Cristo, il quale ci salva dal peccato e dalla morte. Egli è l'unico e universale erede delle promesse abramitiche. La salvezza perciò non può venire dalla Legge ma dalla adesione a Gesù Cristo. Certo, la Legge non è stata inutile. Essa ha avuto un valore preparatorio. Come dice l'apostolo "la Legge è stata per noi un pedagogo", ma fino a che "fossimo giustificati per la fede". I discepoli di Gesù non stanno più sotto il "pedagogo", ossia sotto sorveglianza. Una volta "sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo": viviamo nella libertà di essere "figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù". L'apostolo sottolinea una diretta relazione con Dio attraverso la fede in Cristo. I credenti - spiega l'apostolo - attraverso il battesimo sono "rivestiti di Cristo", e quindi divenuti nuove creature. In questo orizzonte l'apostolo mostra ai galati la straordinaria novità del Vangelo: "Non c'è Giudeo né Greco; non c'è schiavo né libero; non c'è maschio e femmina". Queste poche parole mostrano la forza del Vangelo nella vita: fanno crollare ogni separazione, ogni muro di divisione. E spingono verso una nuova unità. E l'apostolo la dice a chiare lettere: "Perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù". L'appartenenza a Cristo deve farci riscoprire la forza di cambiamento della fede di Abramo: lasciò tutto per essere partecipe del sogno di Dio di rendere fraterna l'intera umanità.
Preghiera della vigilia

