Accogliere i missionari
Accogliere i missionari
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura 


Salmo Responsoriale


Vangelo  


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

3Giovanni 5-8. Accogliere i missionari

La Terza lettera di Giovanni è lo scritto più breve del Nuovo Testamento. Più che una lettera è un biglietto epistolare, analogo a quello che Paolo scrisse a Filemone. L’autore (il «presbitero») inizia salutando Gaio che egli «ama nella verità», ripetendo la formula tipicamente giovannea usata già nella Seconda lettera. E gli augura un buon esito «in tutto» visto «come sta bene la tua anima». Gli confida: «Non ho gioia più grande di questa: sapere che i miei figli camminano nella verità». È la gioia del pastore che vede la sua comunità camminare sui sentieri del Vangelo. Questa gioia potremmo paragonarla a quella che ebbe Gesù quando accolse i discepoli che ritornavano dalla loro prima missione: esultò nel suo spirito, scrive l’evangelista Luca (10,18-20). Questa stessa esultanza è legata all’accoglienza che le comunità cristiane facevano verso i primi missionari del Vangelo che si recavano ovunque per comunicarlo a coloro che non lo conoscevano. Siamo all’inizio della predicazione evangelica ed è significativo che l’autore della Lettera sottolinei tale accoglienza verso i missionari, mostrando così la fraternità cristiana che supera le distinzioni tra stranieri e conoscenti, tra vicini e lontani, come chiaramente appare dalle parole stesse di Gesù. Il Vangelo rende fratelli perché abbatte ogni divisione e supera ogni distanza. La condizione di fraternità impegna i cristiani ad accogliersi gli uni gli altri e ad accudire come fratelli coloro che, lasciando le proprie case, si incamminano per comunicare il Vangelo ove sono inviati. L’accoglienza premurosa agli altri discepoli non è perciò semplicemente un’opera buona, è ben di più: significa partecipare alla missione stessa della Chiesa.

Preghiera della vigilia