Affrettiamoci a conoscere il Signore
Affrettiamoci a conoscere il Signore
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura: Os 6,1-6 | “Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare, e noi vivremo alla sua presenza. Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l'aurora. Verrà a noi come la pioggia d'autunno, come la pioggia di primavera che feconda la terra”. Che dovrò fare per te, Èfraim, che dovrò fare per te, Giuda? Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce. Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge come la luce: poiché voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti.


Salmo Responsoriale

R. Voglio l’amore e non il sacrificio.
Oppure:
R. Tu gradisci, o Dio, gli umili di cuore.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
R. Voglio l’amore e non il sacrificio.

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocàusti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.
R. Voglio l’amore e non il sacrificio.

Nella tua bontà fa’ grazia a Sion,
ricostruisci le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai i sacrifici legittimi,
l’olocàusto e l’intera oblazione.
R. Voglio l’amore e non il sacrificio.


Vangelo: Lc 18,9-14 | Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: “Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: ‘O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo’. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: ‘O Dio, abbi pietà di me peccatore’. Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato”.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Osea 6,1-6. Affrettiamoci a conoscere il Signore

Ieri abbiamo ascoltato l'esortazione del profeta ad Israele perché ritornasse al Signore. Oggi c'è la decisione di Israele per intraprende la via del ritorno: "Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percossi ed egli ci fascerà" (v. 1). Il cammino di conversione e di ritorno al Signore non nasce da noi, dal desiderio di una perfezione personale. Già nella decisione di tornare vi è la consapevolezza che è il Signore che ci salva, che ci guarisce, che ci sostiene. Il suo giudizio è di perdono, non di condanna. Questa certezza accompagna chi si pente del peccato. Il profeta sembra poi indicare la necessità di un itinerario. Il perdono e la stessa guarigione non è un fatto automatico, richiede una progressione, un cammino fatto di consapevolezza, di esame, di decisioni da prendere, di abitudini da lasciare. Potremmo dire che è il tempo della Quaresima. Il testo parla di due giorni di attesa e poi del terzo giorno per rialzarsi e intraprendere un nuovo cammino. Nella tradizione spirituale della Chiesa possiamo ritrovare tante indicazioni in questo senso. La conversione non è un fatto istantaneo ma, appunto, un itinerario che si snoda lungo i giorni. Certo, è bene sentire l'urgenza di cambiare e di camminare sulle vie del Signore. Il profeta fa dire: "Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è certa come l'aurora. Verrà a noi come la pioggia d'autunno, come la pioggia di primavera che feconda la terra" (v. 3). È a dire che non possiamo indugiare, non possiamo perdere tempo e neppure rimandare. È questo il tempo opportuno. Del resto l'aurora non ritarda e neppure la primavera aspetta. C'è urgenza di cambiare il cuore perché il Vangelo deve essere annunciato, perché i poveri attendono, perché il mondo ha bisogno di una parola di speranza. Non conta allora di essere perfetti, ma di essere missionari, di sentire l'ansia di cambiamento per sé e per il mondo. In tal senso la conversione personale ha una dimensione comunitaria e sociale ineludibile. Non ci si converte semplicemente per mettere al sicuro la propria salvezza, ci convertiamo al Signore per camminare con lui lungo le vie del mondo predicando il Vangelo e curando ogni malattia e infermità. È questo quel che vuole il Signore. E fa di tutto per farcelo capire. Di qui l'interrogativo del Signore: "Che cosa dovrò fare per te, Efraim, che cosa dovrò fare per te, Giuda?" (v. 4a).

Preghiera della vigilia