Azaria prega nella fornace
Azaria prega nella fornace
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura: Dn 3,25.34-43 | Azaria si alzò e fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse: "Non ci abbandonare fino in fondo, per amore del tuo nome, non infrangere la tua alleanza; non ritirare da noi la tua misericordia, per amore di Abramo, tuo amico, di Isacco, tuo servo, di Israele, tuo santo, ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare la loro stirpe come le stelle del cielo, come la sabbia sulla spiaggia del mare. Ora invece, Signore, noi siamo diventati più piccoli di qualunque altra nazione, oggi siamo umiliati per tutta la terra a causa dei nostri peccati. Ora non abbiamo più né principe né profeta né capo né olocausto né sacrificio né oblazione né incenso né luogo per presentarti le primizie e trovare misericordia. Potessimo essere accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato, come olocausti di montoni e di tori, come migliaia di grassi agnelli. Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te e ti sia gradito, perché non c'è delusione per coloro che confidano in te. Ora ti seguiamo con tutto il cuore, ti temiamo e cerchiamo il tuo volto, non coprirci di vergogna. Fa' con noi secondo la tua clemenza, secondo la tua grande misericordia. Salvaci con i tuoi prodigi, da' gloria al tuo nome, Signore".


Salmo Responsoriale

R. Ricòrdati, Signore, della tua misericordia.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.
R. Ricòrdati, Signore, della tua misericordia.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
R. Ricòrdati, Signore, della tua misericordia.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.
R. Ricòrdati, Signore, della tua misericordia.


Vangelo: Mt 18,21-35 | Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: "Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?". E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello".  


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Daniele 3,25.34-43. Azaria prega nella fornace

Il brano che abbiamo ascoltato riporta la preghiera di Azaria mentre stava «in mezzo al fuoco» (v. 25) che chiede al Signore di intervenire per la sua misericordia. Egli riconosce le conseguenze tragiche dell'abbandono di Dio da parte di Israele: «Ora invece, Signore, noi siamo diventati più piccoli di qualunque altra nazione, oggi siamo umiliati per tutta la terra a causa dei nostri peccati. Ora non abbiamo più né principe né profeta né capo né olocausto né sacrificio né oblazione né incenso né luogo per presentarti le primizie» (v. 37). Potremmo dire che è quel che accade ai credenti quando abbandonano Dio, quando cessa la profezia, quando si spengono le visioni, quando si diviene mondani, quando si segue la logica del profitto, dell'interesse individuale. Davvero accade che ciascuno segue solamente se stesso e si sgretola ogni solidarietà. Ma proprio in questo tragico momento della storia del popolo ecco la preghiera del giusto, la preghiera del piccolo resto che prega per tutti, per l'intero popolo. In quella preghiera è sconfitto l'egocentrismo, anche religioso. Azaria non prega per sé ma per il popolo. È il senso della preghiera per la pace, per la guarigione, per la salvezza di tutti. E il credente sa che non prega a vuoto, che le sue parole non si disperdono nel cielo vuoto. Le sue parole sono ascoltate da un Dio che è fedele. Azaria sa di essere ascoltato, confida infatti non tanto sulle sue parole ma sulla fedeltà stessa di Dio: «Non ci abbandonare fino in fondo, per amore del tuo nome, non infrangere la tua alleanza; non ritirare da noi la tua misericordia» (v. 34). È una preghiera che nasce dentro il fuoco. È il fuoco dell'amore che arde nel cuore di Azaria e che osa inviare al cielo la sua preghiera come un olocausto: «Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te e ti sia gradito» (v. 40). Azaria ci sta davanti come esempio del credente che non cessa di invocare il Signore per i fratelli, le sorelle, l'intero popolo di Dio e per tutti i popoli.

Preghiera con Maria, madre del Signore