Paolo affida gli anziani di Efeso alla Parola di Dio
Paolo affida gli anziani di Efeso alla Parola di Dio
M Mons. Vincenzo Paglia
00:00
00:07

Lettura: At 20,28-38 | Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi. E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l'eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati. Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: "Si è più beati nel dare che nel ricevere!". Dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano, addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.


Salmo Responsoriale

R. Regni della terra, cantate a Dio.
Oppure:
R. Sia benedetto Dio che dà forza e vigore al suo popolo.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Mostra, o Dio, la tua forza,
conferma, o Dio, quanto hai fatto per noi!
Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
i re ti porteranno doni.
R. Regni della terra, cantate a Dio.

Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore,
a colui che cavalca nei cieli, nei cieli eterni.
Ecco, fa sentire la sua voce, una voce potente!
Riconoscete a Dio la sua potenza.
R. Regni della terra, cantate a Dio.

La sua maestà sopra Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
Terribile tu sei, o Dio, nel tuo santuario.
È lui, il Dio d'Israele, che dà forza e vigore al suo popolo.
Sia benedetto Dio!
R. Regni della terra, cantate a Dio.


Vangelo: Gv 17,11b-19 | Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand'ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.  


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Atti 20,28-38. Paolo affida gli anziani di Efeso alla Parola di Dio

Paolo, terminando il suo discorso agli anziani di Efeso, ricorda loro il suo rapporto personale con i poveri: li aiutava con il lavoro delle sue mani. Egli non solo non ha desiderato per sé ricchezza alcuna, ma si è sostenuto con il lavoro delle sue stesse mani. E mostrato che in questo modo si possono aiutare anche coloro che sono nella povertà. Per l'apostolo è un dovere primario del cristiano «sostenere» i «deboli». È la prima volta che nel Nuovo Testamento si usa il termine «debole» (asténos, ossia senza forza, senza vigore) per indicare genericamente i poveri. Potremmo dire che qui Luca in certo modo sintetizza l'intera sua dottrina sulla misericordia. Il verbo «sostenere» significa "prendersi cura", sentirsi personalmente responsabili verso i più deboli. San Basilio, commentando questa pagina degli Atti, la paragona a quella di Matteo sul giudizio universale. Ma qui Luca aggiunge uno splendido "detto" di Gesù con cui Paolo riassume la vita del credente: «Si è più beati nel dare che nel ricevere». Con il termine greco makàrion (beato) Paolo lega questo detto alle beatitudini evangeliche. La traduzione letterale dice così: «Beato chi dà, non chi riceve». Possiamo così collegare questa frase all'altra frase evangelica: «Date e vi sarà dato» (Lc 6,38). La Didaché, in effetti, raccoglie questo insegnamento quando scrive: «Da' a chiunque ti chieda, e non pretendere la restituzione. Infatti, il Padre vuole che i suoi doni vengano dati a tutti. Beato chi dà, secondo il precetto, perché costui è incensurabile». Insomma, chi dona qualcosa a qualcuno, è sempre sicuro di fare il bene e quindi di servire Dio. Per contrasto la Didaché aggiunge: «Guai a chi riceve! Se accetta per bisogno è senza colpa; ma se non è bisognoso, verrà punito sia per il motivo che per lo scopo per i quali ha accettato». È l'invito ad essere attenti a coloro che hanno bisogno perché il superfluo spetta a loro. Questa dottrina troverà presso i Padri una grande eco. L'apostolo, riportando questo detto di Gesù, ha chiarito ancora una volta il cuore stesso del Vangelo che è l'amore privilegiato di Dio per i poveri. E ne fa notare la conseguenza per i discepoli. La nostra gioia sta più nel dare che nel ricevere. E lo può testimoniare chi anche solo un poco spende la propria vita per aiutare i deboli.

Preghiera con i santi