V di Pasqua
V di Pasqua
M Mons. Vincenzo Paglia
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Prima Lettura: At 6,1-7 | In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell'assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: "Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola". Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani. E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fe


Salmo Responsoriale

R. Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
R. Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo.

Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell'amore del Signore è piena la terra.
R. Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo.

Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
R. Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo.


Seconda Lettura: 1Pt 2,4-9 | Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: Ecco, io pongo in Sion una pietra d'angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso. Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d'angolo e sasso d'inciampo, pietra di scandalo. Essi v'inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.


Vangelo: Gv 14,1-12 | Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via". Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?". Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Festa degli apostoli Filippo e Giacomo.

At 6,1-7; Sal 33(32); 1Pt 2,4-9; Gv 14,1-12

Il Vangelo che ci è stato annunciato ci riporta nell’Ultima cena di Gesù con i discepoli. A quel piccolo gruppo egli aveva appena consegnato il comandamento dell’amore, comandamento tenero e sconvolgente, dolce e assieme forte, in netto contrasto con la mentalità corrente. Lui stesso quella sera ne aveva dato un esempio incredibile quando si era chinato a lavare i piedi ai discepoli, compreso Giuda che stava per tradirlo. Gesù era in procinto di lasciarli - tra non molto anche noi celebreremo l’Ascensione al cielo - e voleva che i discepoli capissero fino in fondo le esigenze del Vangelo: non bastavano le parole, occorrevano gesti concreti, ed egli ne diede per primo l’esempio. Li vide tristi mentre diceva loro : “Ancora un poco sono con voi” (Gv 13, 33).Del resto come potevano non rattristarsi? Se ne andava colui per il quale avevano lasciato tutto: casa, terra, affetti, lavoro. Gesù cercò di tranquillizzarli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Glielo aveva già detto altre volte: “Chi crede in me, non crede solo in me, ma in colui che mi ha mandato”(Gv 12, 44). Con queste parole Gesù riconfermava l’identificazione tra la scelta per Dio e quella per Lui. Volendo tradurre letteralmente il testo si dovrebbe dire: “Quando uno mi dà l’adesione, non è a me che la dà, ma a colui che mi ha mandato”.

I discepoli l’avevano intuito anche se non l’avevano compreso bene. Era necessario spiegarlo ancora, soprattutto in questo momento di addio, perché proprio qui risiedeva e risiede ancora la discriminante che avrebbe diviso gli uomini. Si trattava di capire il singolarissimo rapporto tra Gesù e il Padre. Quella prima, piccola e fragile comunità, per la quale Gesù aveva lavorato e sofferto, non doveva rattristarsi. E spiegò loro il motivo. E’ lui per primo a non volersi staccare da loro; e glielo fa capire subito: “Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io”. Gesù sta parlando della “casa del Padre”. Questa volta non si riferisce al tempio (Gv 2,16), ma al Regno di Dio, al Paradiso, al luogo ove vedremo Dio “faccia a faccia”. Non solo; Gesù aggiunge che essi già conoscono la via per arrivarci. Tommaso, al sentire queste parole, sbotta: “Non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via ?” Gesù risponde: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. A questo punto interviene Filippo: “Mostraci il Padre e ci basta”. Gesù riprende a parlare con un accorato rimprovero: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre”.

Tocchiamo qui il cuore del Vangelo e della fede cristiana. E forse di ogni ricerca religiosa. Si, dove cercare Dio? dove incontrarlo? L’apostolo Giovanni, nella sua prima Lettera, dice : “Dio nessuno l’ha mai visto” (4,12), è Gesù che ce lo ha rivelato. Questo sta a dire che se vogliamo “vedere” il volto di Dio, basta vedere quello di Gesù; se vogliamo conoscere il pensiero di Dio basta conoscere il pensiero di Gesù, il Vangelo; se vogliamo comprendere la volontà di Dio basta vedere qual è la volontà di Gesù. Insomma, i cristiani non hanno altra immagine di Dio che quella di Gesù. Il nostro Dio ha i tratti di Gesù, il volto di Gesù, l’amore di Gesù, la misericordia di Gesù. Il Paradiso è Gesù ; guardando Gesù vediamo Dio “faccia a faccia”. E vediamo il volto di un Dio che è così potente da guarire i malati, ma anche il volto di un bambino che appena nato deve fuggire per evitare la morte; vediamo un Dio che fa risorgere dalla morte ma che si commuove e piange per l’amico morto. E’ il volto di un Dio pieno di misericordia che cammina nelle nostre strade non per condannare e punire, bensì per guarire e sanare, per confortare e sorreggere, per sostenere e aiutare chiunque ha bisogno. Chi non ha bisogno di un Dio così? E alla fine della pericope Gesù sembra davvero esagerare: ”anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi”. No, non è la solita esagerazione di Gesù. E’ piuttosto l’ambizione che egli ha per i suoi discepoli di ogni tempo, l’ambizione che ha anche per noi. Continuare ad amare come lui ha amato e ad operare come lui ha operato. Di una Chiesa così ha bisogno il mondo; di discepoli così ha bisogno questa nostra città. E’ la consegna che Gesù quest’oggi fa anche a noi.

Preghiera nel giorno del Signore