La malvagità della regina Atalìa
La malvagità della regina Atalìa
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo  


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

 

Memoria di san Romualdo (†1027), anacoreta e padre dei monaci camaldolesi.

2Re 11,1-4.9-18.20. La malvagità della regina Atalìa

Con questo capitolo l’autore si sposta nel regno di Giuda, il regno del sud. Dopo la morte di Salomone e la divisione in due del regno, il libro dei Re ha se­guito soprattutto la storia del regno del nord, ricordando solo con brevi notizie la successione dei contemporanei re del sud: anzitutto Roboamo e Abiam che ricevono un giudizio negativo dall’autore del libro, quindi Asa e Giosafat giudicati invece con favore, e poi loram e Acazia anch’essi ritenuti indegni di governare il popolo del Signore. I sei anni di regno della regina Atalia non vengono neppure in­clusi nella linea di successione dinastica, tanto sono giudicati negativi per la storia di Giuda. Atalia, vista la morte del figlio, decide di sterminare “tutta la discendenza regale”. Ma viene contrastata da Ioseba, sorella di Acazia, la quale sottrae Ioas, uno dei figli del re, dalla morte nascondendolo nel tempio. Il bambino resta nel tempio per sei anni  fino a che il sacerdote Ioiada, facendo un patto con le guardie, riesce a farlo proclamare re da tutto il popolo. Per l’autore sacro non importa l’età del bambino, quel che conta è la sua investitura come re da parte del Signore. E’ il Signore infatti che in realtà governa il suo popolo, anche attraverso la debolezza di un bambino. La regina Atalia rappresenta per Giuda quel che Gezabele è stata per Israele; infatti, come la fenicia Gezabele aveva influenzato la casa di Acab, co­sì Atalia determina la storia del regno di Giuda. La sua decisione di sterminare i discenden­ti del re, che appare come una sua scelta, di fatto viene ad interrompere ­la promessa di Dio al suo popolo di dare una discendenza eterna a Davide. Questa promessa era già stata in pericolo in alcuni momenti critici della sto­ria ed anche allora il Signore aveva garantito che ci sarebbe sempre stata una lampada dinanzi a lui in Gerusalemme (1Re 11,36; 15,4; 2Re 8,19). Anche in questo momento della storia del regno di Giuda la presenza nascosta dell'erede nel tempio appare la rappresentazione viva dell'immagine della lampada della promessa di Dio che continua ad ardere. E non c’è decisione umana, come quella della regina Atalia, che possa revocarla. Il tema della maternità, che non può evidentemente mancare quando si parla di successione dinasti­ca, ossia della continuità della casa di Davide, non indica semplicemente la via biologica della tra­smissione della vita, ma soprattutto la continuità spirituale, o se si vuole la maternità spirituale che dipende da Dio. La legge della trasmissione della vita in Israele ha al fondamento un'altra via, quella che il Signore stesso controlla: la via dello Spirito. E’ quella della eredità spi­rituale che passa, ad esempio, da Elia a Eliseo.

Preghiera della santa croce