Leggi le letture del giorno e il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
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Salmo Responsoriale
Vangelo
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
2 Re 2,1.6-14. Eliseo inizia la sua missione profetica
Con questa pagina si apre il “ciclo” di Eliseo di cui si parla già nel primo libro dei Re quando Elia gettandogli sulle spalle il mantello lo chiama a seguirlo (1Re 19, 19). Elia ora sta traversando il Giordano come per dirigersi verso la sua “terra promessa”, il cielo. Mentre i due camminavano ecco che un carro di fuoco guidato da cavalli, anch’essi di fuoco, si interpone tra loro. Il Siracide, come a voler sottolineare la forza della parola profetica, dirà: “Sorse Elia profeta, simile al fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola”(48,1). Elia viene quindi rapito nel cielo ed Eliseo, mentre grida verso il suo maestro, lo vede scomparire nel cielo. La scomparsa di Elia, descritta con immagini tipiche della teofania, indica l’esperienza religiosa della morte di Elia e il passaggio ad Eliseo del ministero profetico. Costui, ricevendo il mantello del maestro, ne diviene ufficialmente il continuatore. Scrive l’autore: “quindi raccolse il mantello che era caduto ad Elia e tornò indietro sino al Giordano”. Il discepolo deve tornare al Giordano per abbeverarsi nuovamente alla fonte della Parola per trasmetterla al popolo del Signore. Eliseo, infatti, come ogni profeta, anzi come ogni discepolo, non è chiamato a proporre sue dottrine o suoi pensieri, ma a continuare la missione del maestro. Eliseo aveva chiesto ad Elia: “due parti del tuo spirito siano in me” (così la traduzione letterale, che significa “il doppio”; altri traducono “due terzi”) . La tradizione rabbinica commenta infatti che Elia fece otto miracoli mentre Eliseo sedici. Il discepolo accoglie l’eredità che Elia gli trasmette con il mantello e la sua opera diviene efficace. Quel mantello arrotolato ha la forza di dividere le acque del Giordano perché il profeta possa attraversarlo. E’ evidente l’analogia al bastone di Mosè che divise il Mar Rosso (Es 14, 16) e conferma anche il parallelismo che viene posto tra Mosè ed Elia. Anche Elia, infatti aveva incontrato il Signore sull'Oreb, come Mosè, e muore al di fuori della terra promessa, in Transgiordania. E anche di Elia non si conosce il sepolcro, come conferma la ricerca dei cinquanta valorosi (vv. 15-18). L'allusione al passaggio del Mar Rosso e del Giordano è evidente anche dai nomi delle località citate comuni al primo passaggio del Giordano (Gilgal, Gerico, Betel). Il parallelismo tra Mosé ed Elia si stabilisce anche tra Elia ed Eliseo. E l’analogia delle situazioni che Eliseo è chiamato ad affrontare (la distruzione della dinastia di Acab, la guerra contro Baal, la minaccia aramea, il contrasto tra un Israele fedele e uno infedele) mostrano la continuità della missione profetica di fronte alla permanenza del peccato e della infedeltà del popolo di Dio. Ogni generazione ha bisogno che la parola di Dio sia annunciata. Lo «spirito del Signore» (v. 16) che gli ebrei avevano dimenticato, ricompare con i profeti che si scagliano contro la monarchia (1Re 22, 24). La continuità della profezia sottolinea la fedeltà di Dio che non cessa di accompagnare e di parlare al suo popolo perché non si allontani dalla via della salvezza. Il profeta, da parte sua, è chiamato a vivere solo della Parola che deve annunciare con coraggio e generosità. Essa è sempre la stessa anche se proclamata in maniera nuova. Potremmo dire che anche noi dobbiamo accogliere il “mantello” di Elia, ossia lo spirito della profezia, per viverlo nei nostri giorni. Si succedono i profeti ma lo “spirito” è sempre unico. E la presenza dei «figli dei profeti» sottolinea la comunità dei fratelli e delle sorelle che accompagna la missione profetica.
Preghiera con i santi

