Leggi le letture del giorno e il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Lettura
Salmo Responsoriale
Vangelo
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
1 Re 21,17-29. Elia difende Nabot contro Acab
Gezabele, dopo l’uccisione di Nabot, esorta il re a prendere possesso della vigna. “Acab – racconta il testo – si levò per scendere alla vigna di nabot di Izreel e appropriarsene”. In questo gesto si staglia l’immagine di quella crudele ingiustizia a cui porta la sete di possesso che si nasconde nel cuore di ogni uomo. Qui si raggiunge il limite più crudele, ma la logica di “eliminare” chi ostacola il nostro cammino, o chi può impedire le nostre conquiste, è radicata profondamente nel cuore di ognuno. Da questa sete di possesso si catenaingiustizie e oppressioni che si abbattono soprattutto sui più deboli e i più poveri. E non è a caso che uno degli aspetti più rilevanti della profezia biblica è proprio la lotta per la giustizia tra gli uomini. I profeti, «uomini di Dio», sanno bene che la loro missione religiosa comporta anche la denuncia delle ingiustizie e dei soprusi. Le disuguaglianze tra gli uomini, soprattutto quelle che portano ad allargare in maniera insopportabile il fossato che separa gli uni dagli altri, non sono un affare puramente sociale. Dio stesso è offeso quando si opprimono gli uomini, che sono tutti suoi figli, nessuno escluso. Per questo la parola profetica diviene esigente e severa: «Guai a voi che aggiungete casa a casa e unite campo a campo finché non vi sia più spazio, e così restate soli ad abitare nel paese», grida Isaia (5,8). E il profeta Michea: «Guai a coloro che meditano l’iniquità e tramano il male sui loro giacigli; alla luce dell’alba lo compiono, perché in mano loro è il potere. Sono avidi di campi e li usurpano, di case e se le prendono. Così opprimono l'uomo e la sua casa, il proprietario e la sua eredità» (Mic 2,1-2). Il profeta Amos lotta contro le ingiustizie per quasi tutta la sua vita. Ma già da ora il Signore parla chiaramente. Elia è convocato dal Signore non appena Acab si reca alla vigna: “Levati e scendi incontro ad Acab…Ecco egli si trova nella vigna di nabot, dov’è disceso per appropriarsela”. Lo scontro fra Elia e Acab è duro, e il profeta non indietreggia. La Parola di Dio è anche in questo caso come una spada a doppio taglio che penetra sin nel profondo. Essa è mandata perché si prenda coscienza del male compiuto e dell’ingiustizia perpetrata, ma nello stesso tempo è anche una medicina che aiuta a sanare il cuore dalle cattiverie e renderlo più vicino alla legge del Signore. La Parola di Dio compie il suo corso perché ciascuno ritoni a Dio con il cuore contrito. Acab si lascia toccare il cuore dalle parole del profeta: “Quando Acab udì queste parole, si stracciò le vesti, rivestì il suo corpo di sacco, digiunò, si coricò con il sacco e si mise a camminare dimesso”. Quando il Signore vide il pentimento di Acab mandò di nuovo Elia per annunciargli il perdono: la scomparsa della sua dinastia è ritardata: non avverrà durante la sua vita, ma durante il regno di suo figlio. La dinastia di Acab, come quelle di Geroboamo, figlio di Nebat, e quella di Baasa, figlio di Achia, è condannata alla distruzione, a motivo della continuità dei tradimenti. In effetti il regno del nord cambia otto volte la dinastia, mentre, in Giuda, il regno del sud, resta sempre la dinastia davidica.
Preghiera con Maria, madre del Signore

