Leggi le letture del giorno e il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Prima Lettura
Salmo Responsoriale
Seconda Lettura
Vangelo
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Es 19,2-6a; Sal 100(99); Rm 5,6-11; Mt 9,36–10,8
“Gesù, vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore”. Così inizia il Vangelo di questa domenica dopo Pentecoste. Accorrevano da lui da ogni parte e Gesù “vedeva” tutti, vedeva soprattutto i malati, i poveri, le vedove, gli orfani, i giovani sofferenti e senza futuro. Erano davvero come pecore senza pastore: né i rappresentanti di Roma né i capi religiosi di Gerusalemme si preoccupavano di quella folla di poveri. Gesù, al contrario di tutti loro, al vederli, si muoveva a compassione. Il termine greco “splankizomai”, non indica un sentimento passeggero: ma un movimento viscerale che scuote dal di dentro e fa appassionare. E’ questo sentimento che sostanzia l carisma di Sant’Egidio, sia dalle sue origini. Quante volte è risuonato questo brano evangelico nella lunga storia della Comunità! E possiamo con certezza dire che è risuonato potente in ogni generazione cristiana fino agli ultimi tempi. L’evangelista fa discendere direttamente da questa compassione la decisione di Gesù di scegliere dodici discepoli per coinvolgerli nella sua missione. Alcuni studiosi vedono qui il passaggio da una predicazione solitaria di Gesù alla scelta di una comunità tutta missionaria, con lui. Quel primo gruppo di dodici era eterogeneo sia per origine che per condizione o per appartenenza. Da quel giorno conta la loro adesione alla scelta di Gesù. Questa è la loro nuova identità. Non sono più riconosciuti e additati come il pubblicano, lo zelota, il pescatore, bensì come quelli che stanno con Gesù, il Nazareno. Gesù ha cambiato la loro storia. Così come a Simone il nome, Pietro. Il loro nuovo “nome” è “discepoli di Gesù”: svolgono la sua stessa missione, parlano la stessa lingua, compiono le sue stesse opere. Ad Antiochia, pochi decenni dopo, saranno chiamati semplicemente “cristiani”, appunto, di Gesù.
Sì, chi diviene discepolo di Gesù non è più come prima; da quel momento – come scrive l’evangelista – è un’altra persona: riceve infatti un “potere” che prima non aveva: il potere di cacciare gli spiriti immondi, di guarire ogni malattia e infermità. Ed è un potere che ricevono i discepoli di ogni tempo. Ogni cristiano che ascolta il Vangelo e cerca di seguirlo, riceve, sin dal battesimo, la forza dello Spirito Santo. E’ dato a tutti. E tutti hanno il dovere di esercitarlo. Un dovere primario, ricevuto direttamente dall’alto. Certo, è un potere che possiamo chiamare “debole” per non confonderlo con quello della politica, dell’economia o delle armi…E’ il potere dello Spirito, il potere della Parola di Dio che è come una spada “efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio”, come scrive la Lettera agli Ebrei (4,12). Questo e solo questo è il solo potere che i discepoli ricevono da Dio nella sua Chiesa.
Per questo Gesù, nel mandarli, dice loro: “Non vi procurate oro o argento o denaro per le vostre tasche, non una borsa per il viaggio, né due tuniche, né calzature e neppure un bastone”. L’unico loro tesoro è il Vangelo del Regno, la buona notizia che iniziava una storia nuova, di fraternità, di giustizia. Non è un Regno astratto, lontano, fatto di parole. E’ una storia vicina, liberante, coinvolgente, per tutti. Gesù dice: “strada facendo”, appunto, sulla strada, con la gente, dentro la loro storia. E’ dentro la storia della gente che irrompe il Vangelo. E’ un’opera di liberazione dal male: “guarite gli infermi, risuscitate i morti, mondate i lebbrosi, scacciate i demoni”. Sì, il Vangelo è una forza che cambia la storia, anche quella di oggi, quella dei nostri giorni, mentre muove folle stanche e sfinite le quali più che senza pastore hanno spesso mercenari che le guidano e lupi che le vessano. E, a quei discepoli sempre più stupiti di tanta fiducia, Gesù aggiunge: “avete ricevuto gratuitamente, date gratuitamente”. Quel “potere” viene da Dio che lo dona ai discepoli di ogni tempo, anche a noi. Guai a nasconderlo per pigrizia o per paura e tanto meno per vantarsene! Dobbiamo donare “gratuitamente” agli altri quel che gratuitamente abbiamo ricevuto. Mons. Romero – pochi mesi prima di essere ucciso sull’altare - diceva che il Vangelo chiede a tutti i cristiani di oggi di essere martiri, ossia di dare la propria vita per gli altri. E’ il potere dell’amore di Dio che ci spinge a commuoverci su tutti, particolarmente per i più poveri. E’ questo l’amore che cambia anche la storia di oggi. Perché è con questo amore che inizia il regno di Dio sulla terra. Ringraziamo il Signore perché continua a chiamarci e ad affidarci il potere di amore tutti e di cambiare il mondo.
Preghiera nel giorno del Signore

