Leggi le letture del giorno e il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
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Vangelo
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
1 Re 17,1-6. Elia profeta in Israele
Il nome di Elia, che significa “Aver è il mio Dio”, riassume l’intera vita del profeta. Egli è un uomo di Jaweh. E lo è stato in un momento in cui la crisi religiosa aveva raggiunto il suo culmine: il popolo di Israele non so-lo si era allontanato dalla fede ma aveva scelto di seguire anche altri idoli. Il re Acab, spinto dalla moglie Gezabele, principessa fenicia, aveva sostenuto il culto di Baal dedicandogli un santuario nella capitale e promuovendo una campagna contro lo jahwismo sino all’uccisione di profeti. In questo contesto drammatico il Signore manda Elia. Egli appare all’improvviso, senza preannunzio. Non è chiamato profeta ma afferma di stare alla presenza di Dio e decreta la siccità sulla base della propria autorità. Potremmo dire che è forte solo della sua parola. Ma tale forza gli viene dall’obbedienza immediata e totale alla parola di Jaweh. È solo con la forza della Parola di Dio che Elia può sfidare il baratro di incredulità nel quale è precipita-to Israele. Il compito di Elia appare in un momento cruciale per la storia di Israele, pari forse a quello di Mosè. Forse per questo ha rappresentato il profetismo accanto a Mosè che rappresenta la Legge (Mc 9,4). Elia proclama una forte siccità sulla regione: “in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo dirò io” (v.1). È il segno della lotta di Jaweh contro Baal, ritenuto il dio della pioggia dagli stessi israeliti. Il profeta inizia la sua lotta in maniera diretta contro tale idolatria. Egli conosceva la fede riportata dal Levitico: “Se non mi ascolterete e non metterete in pratica tutti questi comandi; se disprezzerete le mie leggi e rigetterete le mie prescrizioni... manderò contro di voi il terrore, la consunzione e la febbre che vi faranno languire gli occhi e vi consumeranno la vita. Seminerete invano il vostro seme: se lo mangeranno i vostri nemici ... Spezzerò la vostra forza superba, renderò il vostro cielo come ferro e la vostra terra come rame. Le vostre energie si consumeranno invano poiché la vostra terra non darà prodotti e gli alberi della campagna non daranno frutti” (Lv 26,14-20). Elia, durante questo terribile flagello, viene inviato dal Signore nelle gole del torrente Karit. Quel luogo più che un rifugio rappresenta il ritirarsi in disparte, lontano dalle preoccupazioni ordinarie, per lasciare che il Signore trasformi il cuore dei discepoli per crescere nella sapienza. Non è caso che nella Vita di Antonio, che avrà un influsso notevole in oriente e in occidente, Elia è l’archetipo del monaco che dedica tutta la sua vita al Signore e da lui sarà sostenuto in tutto. Il profeta, come il discepolo, viene nutrito da Dio. Il testo scrive che “i corvi gli portavano pane al matti-no e carne alla sera” (v. 6); possono apparire una presenza strana visto che il Levitico li elenca tra gli animali impuri (11,15), e tuttavia sono essi che portano il cibo al profeta. Ciò che può apparire inadatto è scelto da Dio per sostenere i suoi figli.
Preghiera per i poveri

