XXV del tempo ordinario
XXV del tempo ordinario
M Mons. Vincenzo Paglia
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Leggi le letture del giorno e il commento di Monsignor Vincenzo Paglia


Prima Lettura 


Salmo Responsoriale

 


Seconda Lettura 


Vangelo


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Is 55,6-9; Sal 145(144); Fil 1,20c-24.27a; Mt 20,1-16

Gesù continua il suo insegnamento sul regno di Dio e, come sempre, prende le immagini della vita reale. Con questa parabola lo paragona al tempo della vendemmia e ad un padrone che, preoccupato per la sua vigna, esce fin dall’alba, per cercare operai, con i quali pattuisce un denaro di compenso, una giusta paga per quell’epoca. La preoccupazione perché il raccolto sia completo spinge il padrone ad uscire per altre quattro volte, fino alle 17 quando resta un’ora sola di lavoro; vede nella piazzetta un gruppo di braccianti che se ne sta ozioso. Alla sua domanda rispondono: “nessuno ci ha presi”. E manda anche loro a lavorare nella vigna. E’ chiaro lo zelo del padrone per la sua vigna – tutta l’uva doveva essere raccolta, nessun grappolo doveva andare perduto - ma è evidente anche la preoccupazione perché nessuno degli operai restasse senza lavoro. E’ evidente la diversità di quel padrone dagli altri. E apparirà ancor più chiaramente al termine della giornata quando il “fattore” – a nome del padrone, ovviamente - inizia il pagamento degli operai. E inizia dagli ultimi, dando loro un denaro. I primi pensano ovviamente che riceveranno di più. Ma quando vedono che la paga è la stessa – ch’era comunque quella pattuita – si lamentano. Possiamo immaginare che gli ascoltatori della parabola (forse anche noi) condividessero i sentimenti di questi. In effetti, il padrone della vigna rompe la proporzionalità tra la ricompensa e l’opera compiuta, senza tuttavia contravvenire al “giusto” che aveva pattuito. Ed è qui la novità evangelica: la distanza tra il Vangelo e la legge, tra la misericordia di quel padrone e la secca giustizia di quegli operai: “Amico non ti faccio torto. Non avevi pattuito con me un denaro? – risponde il padrone a quel servo che aveva manifestato la sua disapprovazione– oppure il tuo occhio è cattivo perché io sono buono?”

E’ in questo amore largo – che agli occhi degli uomini può appare ingiusto – che consiste la novità del regno. Il Padre del cielo che tratta tutti con la stessa paga, supera le misure degli uomini. Come già il profeta Isaia aveva rivelato: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie…Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri”. Il lamento dei primi operai non è sulla sproporzione della paga ma sull’uguaglianza del trattamento: “li hai fatti uguali a noi”, dice letteralmente il testo. Il cuore di Dio è grande, si commuove per tutti e a tutti dona il suo amore senza limiti. Ed è un amore gratuito, che va ben oltre le nostre opere e i nostri meriti. Questa parabola – la chiamiamo degli operai nella vigna – potrebbe essere meglio detta “la parabola della paga uguale per tutti”. Ma in che consiste la paga? Cos’è quel denaro? E’ lavorare nella vigna. Non conta il tempo del lavoro. Anche quelli che entrano nell’ultima ora gustano l’amore di Dio. E’ l’amore smisurato di Dio che conta, non i nostri calcoli. E se, nell’amore di Dio, c’è un privilegio, è per i poveri, per i deboli, per gli ultimi. Anche per quelli che si uniscono all’ultima ora.

Sì, il Signore ci dice che la paga è lavorare per il Vangelo, è impegnarci per la pace, è allargare la fraternità ovunque. La paga è in questo lavoro che riempie il cuore. Abbiamo ancora davanti agli occhi le immagini di Berlino. La paga ricevuta è stata la gioia che abbiamo vissuto in quelle giornate, la nostra gioia, ma anche quella dei tanti che vi hanno partecipato, non importa il calcolo matematico, conta l’amore di Dio che ha riversato in tutti coloro che in qual che modo sono stati partecipi. E questa gioia può far crescere anche in noi la preoccupazione di quel padrone - che esce a tempo e fuori tempo - per chiamare altri operai, quelli che nessuno ha chiamato a giornata, perché si uniscano al nostro lavoro e cresca ancor più l’amore di Dio sulla terra.

Preghiera nel giorno del Signore