L’inno alla carità
L’inno alla carità
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura 


Salmo Responsoriale


Vangelo  


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

1 Corinzi 12,31–13,13. L’inno alla carità

È una delle pagine più note dell’apostolo Paolo. Per indicare l’amore evangelico, Paolo si serve del termine greco agape, che, a differenza di eros e philìa, era il meno usato. L’amore cristiano – quello vissuto e mostrato da Gesù e che lo ha portato sin sulla croce – era a tal punto sconosciuto che si rendeva necessario trovare un termine nuovo. Era in effetti un amore inconcepibile umanamente: un amore disinteressato, gratuito, perfino ingiustificato, perché continua ad agire – ed è il meno che si possa dire – anche al di fuori della reciprocità. L’agape è l’amore di Dio effuso nei nostri cuori. È un «carisma» nel senso che è un dono che Dio ci fa in maniera gratuita. L’apostolo può dire che è il carisma più alto, appunto, perché è Dio stesso. Per questo l’amore non può essere il frutto del nostro impegno. Esso va accolto, custodito, alimentato e fatto crescere. Per questo esso è presentato anche come una «via» che va percorsa. Ma che è anzitutto un dono da accogliere. Se questo dono manca – ossia se manca un amore gratuito come quello che ha vissuto Gesù – è inutile, dice Paolo, parlare le lingue degli angeli. È inutile possedere la profezia. È inutile persino la fede, come pure lo spogliamento di sé. L’amore evangelico è la sostanza della salvezza, perché è Dio stesso. E chi lo accoglie è longanime, benevolo, umile, paziente, buono, misericordioso. L’elenco delinea i gradini che scandiscono la via della perfezione. Ciascun credente deve percorrerli: è la via migliore di tutte, e indicata a tutti. Senza l’amore, tutto è nulla; l’amore gratuito di Dio è la fonte di ogni bene. Questo amore è fin da ora l’eternità.

Preghiera con i santi