Lettura Eb 10,32-39 | Richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa, ora esposti pubblicamente a insulti e persecuzioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo. Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di essere derubati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e duraturi. Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso. Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà. Il mio giusto per fede vivrà; ma se cede, non porrò in lui il mio amore. Noi però non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini di fede per la salvezza della nostra anima.
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Ebrei 10,32-39 | Inizia la terza parte della Lettera agli Ebrei. L’autore vuole esortare i cristiani alla costanza e alla perseveranza nella vita evangelica. Era un momento particolarmente difficile per le comunità di quel tempo, pressate da non poche ostilità. Evidentemente vi era stato qualche cedimento da parte di alcuni, oppure la loro testimonianza si era affievolita, magari per un cristianesimo vissuto in maniera più individualista e quindi anche meno significativo, meno profetico. L’autore ricorda a quei cristiani il fervore che avevano al tempo della loro conversione, quando affrontavano con coraggio ogni sacrificio pur di testimoniare il Vangelo. Non solo non si tiravano indietro di fronte alle difficoltà e ai pericoli, ma li affrontavano assieme «con gioia». L’autore ricorda loro quando erano «esposti pubblicamente a insulti e persecuzioni» e vivevano una profonda solidarietà tra loro: «Avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di essere derubati delle vostre sostanze». La ragione di questo coraggio risiedeva nella convinzione «di possedere beni migliori e duraturi». L’autore ci esorta a riscoprire la virtù della costanza, ossia a perseverare nella sequela del Vangelo e a non abbandonare la “parresia”, quella fiducia in Dio che rappresenta la vera forza del credente e che gli permette di stare saldo anche in un mondo ostile al Vangelo. La pigrizia e la stanchezza rischiano di chiuderci nel presente e di attutire l’attesa della venuta del Signore. Ma senza l’attesa svanisce la speranza e si spegne la lotta per un mondo migliore. Senza l’attesa di un futuro nuovo si attenua il bisogno di pregare e di impegnarci, mentre si cede con facilità all’individualismo e alla mentalità rassegnata e intristita del mondo.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 36(37)
R. La salvezza dei giusti viene dal Signore.
Confida nel Signore e fa' il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Cerca la gioia nel Signore:
esaudirà i desideri del tuo cuore. R.
Affida al Signore la tua via,
confida in lui ed egli agirà:
farà brillare come luce la tua giustizia,
il tuo diritto come il mezzogiorno. R.
Il Signore rende sicuri i passi dell'uomo
e si compiace della sua via.
Se egli cade, non rimane a terra,
perché il Signore sostiene la sua mano. R.
La salvezza dei giusti viene dal Signore:
nel tempo dell'angoscia è loro fortezza.
Il Signore li aiuta e li libera,
li libera dai malvagi e li salva,
perché in lui si sono rifugiati. R.
Vangelo Mc 4,26-34 | Diceva: "Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura". Diceva: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra". Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.