Lettura Eb 10,19-25 | Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso. Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone. Non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma esortiamoci a vicenda, tanto più che vedete avvicinarsi il giorno del Signore.
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Ebrei 10,19-25 | Conclusa la trattazione dottrinale su Gesù sommo sacerdote, l’autore richiama ai credenti le conseguenze che debbono trarne. L’unione con la “carne” di Cristo, con il suo corpo, ci ammette nel santuario ove egli è entrato. In queste parole è facile intuire che l’autore sta parlando dell’Eucarestia intesa come la strada più diretta per entrare nel santuario, ossia per incontrare direttamente e personalmente il Signore. La comunione con il Corpo di Cristo è infatti comunione diretta con Dio e quindi con tutti i fratelli e le sorelle. L’autore usa il termine greco “parresia” che viene tradotto con l’espressione “cuore sincero”. Nell’antica Grecia, il diritto di “parresia” equivaleva al diritto di essere cittadini a pieno titolo della città e di poter parlare liberamente. Nella comunità dei credenti vuol dire avere la libertà di rivolgersi a Dio senza intermediari; e quindi poter parlare con lui con la totale confidenza dei figli. È la “strada” che Gesù ha inaugurato per noi e che la Lettera esorta a percorrere senza timore: «Accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura». Vivere nella comunità, partecipando alla santa liturgia, alla comunione fraterna, all’amore per i più poveri, all’impegno perché la vita di tutti sia più serena, tutto questo significa percorrere la via che Gesù ci ha aperto. Per questo la Lettera esorta i credenti a spronarsi reciprocamente «all’amore» e ad essere generosi nelle «buone opere». E chi diserta le riunioni comuni è avvertito che così facendo si allontana dal santuario, anzi da Dio stesso. Il pericolo dell’apostasia, ossia dell’abbandono della fede, prima ancora che una questione teorica, è un problema di cuore, o meglio, di affidamento della propria vita al Signore. E bisogna essere avvertiti che l’abbandono non avviene generalmente in maniera improvvisa; inizia tralasciando gli appuntamenti, restando nel silenzio, scivolando pian piano nella rottura della comunione. In questo modo – avverte la Lettera – «calpestiamo il Figlio di Dio» e «disprezziamo lo Spirito della grazia». E se non si è attenti, la prevaricazione diviene irrimediabile. Ed è tragedia per chi si lascia travolgere.
Salmo Responsoriale
...
Vangelo Mc 4,21-25 | Diceva loro: "Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!". Diceva loro: "Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha".