III del tempo ordinario. Festa della Parola di Dio
III del tempo ordinario. Festa della Parola di Dio
M Mons. Vincenzo Paglia
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Prima Lettura Ne 8,2-4a.5-6.8-10 | l primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d'intendere; tutto il popolo tendeva l'orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l'occorrenza, e accanto a lui stavano a destra Mattitia, Sema, Anaià, Uria, Chelkia e Maasia, e a sinistra Pedaià, Misaele, Malchia, Casum, Casbaddana, Zaccaria e Mesullàm. Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: "Amen, amen", alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore. Essi leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura. Neemia, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: "Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!". Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. Poi Neemia disse loro: "Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 18 (19)

R. Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. R.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. R.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R.

Ti siano gradite le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore. R.


Seconda Lettura 1Cor 12,12-30 | Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: "Poiché non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: "Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; oppure la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?


Vangelo Lc 1,1-4.4,14-21 |

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore." Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Ne 8,2-4.5-6.8-10; Sal 19 (18); 1Cor 12,12-31; Lc 1,1-4;4,14-21 | In questa terza domenica del tempo ordinario si celebra la Festa della Parola. Una festa particolarmente cara alla Comunità di Sant’Egidio. E’ una bella tradizione nella Comunità che in questo giorno, al termine della Liturgia Eucaristica, si riceva la benedizione mentre con le mani alzate ciascuno tiene nelle proprie mani la Bibbia (quella piccola che usa ogni giorno per la lettura della Parola di Dio). Ed è bene ricordare inoltre che, la festa di oggi, è strettamente legata all’altra che Papa Francesco ha voluto istituire: la festa dei poveri. Due feste: l’una – questa di oggi – che apre l’anno liturgico e l’altra che lo chiude, come a indicare i due binari che guidano la vita della Chiesa e la rendono preziosa per il mondo.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato, riporta le prime parole di Luca con le quali ricorda il suo impegno nel “fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi”, di quello che Gesù ha detto e ha fatto. E’ un invito a fare nostra la sua preoccupazione perché nessuna delle parole del Vangelo vada perduta. Dalla Parola di Dio infatti sgorga una forza di cambiamento che sconfigge il male e unisce coloro che l’ascoltano. E, in un mondo lacerato dai conflitti e dalle divisioni, la festa di oggi ci ricorda l’urgenza del Vangelo. Ogni volta che si apre il Vangelo è Gesù stesso che ci parla, così come avvenne nella sinagoga di Nazareth. Era la sua prima predica. Luca scrive che fu Gesù stesso a scegliere il brano, quello di Isaia. Era una scelta ben chiara, come ben chiara fu la predicazione: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. 

La Parola di Dio si compie anche oggi per noi e per i poveri, i deboli, i piccoli, i profughi, gli anziani, i soli verso cui il Signore spinge i discepoli. E’ per loro – e quindi anche per i discepoli - che inizia “l’anno di grazia” del Signore. La Parola di Dio, infatti, spinge i discepoli a farsi prossimi ai poveri e dire loro: “Oggi” ti sono accanto! “Oggi” non sei più abbandonato! “Oggi” sei parte della famiglia di Dio”. Oggi, non domani, come una facile pigrizia può facilmente suggerire. E’ urgente comunicare l' “oggi” del Vangelo al mondo. E’ con la forza della Parola che si affretta il regno di Dio che Gesù è venuto ad inaugurare in quel giorno a Nazareth. E’ vero, siamo povera gente, deboli e anche peccatori, ma Gesù spinge a fare nostre le sue parole di quel giorno: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione”. E lui stesso ci invia nel mondo. E la nostra fede in lui ci fa dire che tutto può cambiare perché “nulla è impossibile a Dio”.