La prima comunità cristiana
La prima comunità cristiana
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura 1Gv 1,5–2,2 | Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c'è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi. Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Atti 4,32-37 | Gli effetti dell’opera dello Spirito Santo nella vita dei discepoli si vedono subito. L’autore degli Atti, ancora una volta, narra in maniera sintetica ma chiara la vita della comunità: tutti coloro che avevano accolto il Vangelo erano un cuor solo e un’anima sola. Il Vangelo provoca questo nuovo clima di comunione tra coloro che lo accolgono. Ed è una comunione profonda che si manifesta anche nella vita al punto che «nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune». Lo spirito di comunione non resta circo-scritto solo a qualche ambito particolare, ma pervade tutta la vita della comunità e si esprime appunto anche nel mettere insieme i beni. Questa immagine della comunità, che può sembrare utopistica, indica ai discepoli di ogni tempo la via da seguire: la comunione e la condivisione. Questa trasformazione dei rapporti tra i credenti non è il frutto di una scelta semplicemente umana, non nasce cioè da semplici attitudini umane, è piuttosto il frutto dell’azione dello Spirito che spinge a non amare solo se stessi, ma anche gli altri, soprattutto i più deboli. Lo Spirito è il vero protagonista che fermenta in maniera solidale la comunità dei credenti. E la sottolineatura circa la comunione dei beni che evitava ogni sperequazione e abbandono sta a significare la forza di comunione che sgorga dall’amore evangelico. L’autore degli Atti, sottolineando che «nessuno, infatti, tra loro era bisognoso» perché veniva reso partecipe dei beni di chi era più facoltoso, indica una via pastorale: la qualità evangelica di una comunità cristiana si riconosce dalla sua capacità di seguire i suoi membri più deboli, più bisognosi, più poveri. La generosità di Barnaba diviene esemplare: l’amore evangelico unisce e rende salda la fraternità dei discepoli.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 102 (103)

R. Benedici il Signore, anima mia.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. R.
 
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia. R.
 
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno. R.
 
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,
perché egli sa bene di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere. R.
 
Ma l’amore del Signore è da sempre,
per sempre su quelli che lo temono,
e la sua giustizia per i figli dei figli,
per quelli che custodiscono la sua alleanza. R.


Vangelo Mt 11,25-30 | In quel tempo Gesù disse: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero".