III di Pasqua
III di Pasqua
M Mons. Vincenzo Paglia
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At 5,27b-32.40b-41; Sal 30 (29); Ap 5,11-14; Gv 21,1-19 | Il Vangelo narra la terza manifestazione di Gesù risorto: avviene in Galilea, come aveva detto l’angelo, sulle rive del lago di Tiberiade, là dove Gesù li aveva incontrati la prima volta e li aveva chiamati a seguirlo. Questa volta si presenta però come uno che li invita a mangiare: «Venite a mangiare», con un linguaggio che la santa Liturgia ha fatto suo: «prese il pane e lo diede lo­ro, e così pure il pesce». E’ nella santa Liturgia che si incontra il Signore risorto. Allora sulle rive del lago e ora, per noi, nella Santa Liturgia della Domenica. Quel giorno erano sette discepoli, tornati a fare i pescatori. Ma l’assenza di Gesù rendeva ancor più amara la vita di prima a cui erano tornati: non riuscivano a pescare nulla, neppure i pesci: «in quella notte – nota l’evangelista - non presero nulla»(Gv 21,3). E’ la notte della guerra, della violenza, dell’abbandono. L’assenza di Gesù rende gli uomini violenti. Senza il Signore è sempre notte.

All’alba – è l’inizio di un nuovo giorno - ecco che Gesù si avvicina e, chiamandoli “bambini”, chiede loro da mangiare. Quei sette confessarono tutta la loro impotenza: non avevano neppure i cinque pani e i due pesci che presentarono a Gesù nella prima moltiplicazione dei pani proprio lì, sulle rive del mare di Galilea. Gesù, con amicizia autorevole, li invita a gettare le reti dall’altra parte. Obbedirono senza opporre una più che ragionevole resistenza, e la pesca fu miracolosa, oltre ogni misura.

Questa straordinaria esperienza fa esclamare ad uno dei discepoli, quello che Gesù amava: «È il Signore!». Simon Pietro, al sentire la vicinanza del Si­gnore, comprende tutta la sua indegnità - lo aveva tradito tre volte – e corre a nuoto verso Gesù, mentre gli altri lo seguono con la barca carica di pesci. Giunti a riva vedono un fuoco con del pane e dei pesci preparati da Gesù. E’ Gesù che invita alla santa Liturgia che lui stesso prepara e accoglie, chiedendo tuttavia ai discepoli di portare anche loro del pesce miracolosamente pescato, come a renderli parte attiva della celebrazione. La scena è semplice ma anche piena di stupore per la famigliarità della situazione. E c’è una domanda che si impone. Quel­la di Gesù a Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gesù interpella Pietro sull’amo­re. Non gli ricorda il tradimento di qualche giorno pri­ma; l'amore infatti copre un gran numero di peccati. E Pietro, che pure è pieno di vergogna davanti a lui, prontamente risponde: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo con tenerezza». E’ una risposta più vera di quel­la che aveva dato quel giovedì sera nel cenacolo quan­do disse a Gesù: «Per te sono disposto ad andare in prigione e alla morte» (Lc 22,33). Ora, la risposta è più vera, più umana. E, a lui che non merita nulla, Gesù dice: «Pasci i miei agnelli»; sii responsabile degli uomini e delle donne che ti affido. Proprio Pie­tro che aveva mostrato di non essere in grado di resta­re fedele, doveva essere il responsabile? Proprio lui? Sì, perché ora Pietro accoglie l'amore che Gesù stesso gli dona. Nell’amore si diviene capaci di parlare, di testimoniare, di prendersi cura degli altri. Quella domanda ripetuta tre volte, vuol dire sempre. Ogni giorno, ci viene chiesto se amiamo il Signore. Ogni giorno, ci viene affidata la cura degli altri. L'unica forza, l'unico titolo, che ci permette di vivere è l'amore per il Signore. Gesù dice ancora a Pietro: «Quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo e andavi dove volevi». A Pietro forse stanno tornando in mente i suoi anni giovanili, ma Gesù aggiunge: «Quando sa­rai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». Il Vangelo spiega che si parla della sua morte. Ed anche di ognuno di noi: il Signore non ci lascia soli. Quell'amore sul quale siamo interrogati impegna il Si­gnore Gesù prima che noi. È lui infatti che ci ha amati per primo e mai più ci abbandonerà, anche quando «un altro ci cingerà la veste e ci porterà dove noi non vorremmo». Quel che conta è la fedeltà a quel pasto santo sulla riva del lago di Galilea, alla Santa Liturgia della domenica, che ha un sa­pore di eternità, appunto l’eternità dell’amore di Gesù per la Chiesa, per la Comunità, per ciascuno di noi. E’ da un cuore appassionato – come quello di Gesù – che anche noi ci sentiamo dire: “seguimi! Seguitemi!”.

Prima Lettura ... | ...


Salmo Responsoriale

 


Seconda Lettura ... | ...


Vangelo ... | ...


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

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