Giubileo del mondo educativo. A Roma la passione che genera speranza

Scritto il 01/11/2025
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Dal 27 ottobre al 1° novembre prossimo a Roma, si svolge il Giubileo del mondo educativo, momento importante del Giubileo 2025 promosso dalla Chiesa cattolica. L’appuntamento è dedicato a tutti gli attori del mondo dell’educazione: studenti, insegnanti, dirigenti scolastici, universitari e formatori. Ci saranno momenti diversi: celebrazioni, laboratori e testimonianze, l’incontro con Papa Leone XIV.

È facile immaginare come si raduneranno folle festanti e appassionate. E proprio questo ultimo termine è particolarmente calzante riferito all’ambito educativo, perché dice una caratteristica importante di chi si trova immerso nel cammino dell’educazione, sia pure con ruoli diversi: insegnanti e genitori, ad esempio, “appassionati” dei più giovani e dedicati alla loro crescita nella direzione della libertà e dell’autonomia; adolescenti e giovani, in particolare, “appassionati” della vita che si dipana davanti a loro, che affrontano talvolta con voracità, cercando di bruciare le tappe e tante volte anche senza rendersi conto dei “segnali stradali” disseminati appunto da chi cerca di orientare il loro percorso.

Sarà dunque – il Giubileo del Mondo dell’educazione – un incontro di passioni che avrà al centro due fuochi: la cura per la persona umana e il suo sviluppo integrale; la speranza – questo è il tema giubilare per eccellenza – che i nostri sforzi portino a una vita piena e “salvata”.

Proprio pensando a questi due fuochi e al tema della “passione” educativa, viene in mente un documento di molti anni fa, una lettera pastorale del cardinale Carlo Maria Martini (era il 1987) che si intitolava, significativamente “Dio educa il suo popolo”. E nelle pagine dell’allora arcivescovo milanese si scorreva la Scrittura, con l’attenzione al primo vero riferimento per un cristiano e cioè alla fiducia che l’iniziativa principale è del Signore. E’ Lui il primo educatore, è Lui il primo appassionato dell’uomo, il primo che ne cura libertà e responsabilità, che lo promuove e lo fa crescere come individuo e come comunità. Martini lo dice bene fin dall’inizio: riflettere sul fatto che “Dio educa il suo popolo” è anzitutto “un messaggio di fiducia”. Potremmo dire, mutuando le parole del Giubileo, una “messaggio di speranza”. Perché – spiega Martini, “Dio è in mezzo a noi, Dio ha educato ciascuno di noi e tutti noi. Dio continua a educare. Noi educatori siamo suoi alleati: l’opera educativa non è nostra, è sua. Noi impariamo da lui, lo seguiamo, gli facciamo fiducia ed egli ci guida e ci conduce”.

Celebrare il Giubileo del Mondo educativo, allora, è l’occasione per ridimensionare gli sguardi umani che cercano il successo, che individuano anzitutto i mezzi potenti per poter operare in campo educativo.

Non si tratta di mettere da parte la ricerca, lo studio, le tecniche pedagogiche, ma di ricordare prima di ogni altra cosa come l’impegno educativo si colloca nell’ambito della più ampia testimonianza cristiana, nell’affermazione fiduciosa che siamo “in buone mani”. E non solo come singoli individui, ma come comunità.

È ancora il cardinale Martini a sottolineare questo aspetto: il processo educativo – spiega – “non ha per termine unicamente l’individuo, ma un intero popolo. Le singole persone sono educate, amate e rispettate nella loro individualità; a ognuna di esse si attribuisce un valore assoluto: ma il termine della educazione non è semplicemente lo sviluppo o il perfezionamento del singolo, è la maturità dell’intera collettività”.

L’evento ecclesiale di fine ottobre porterà certamente tanti motivi di riflessione e preghiera. Ma la sua forza decisiva sarà quella di ridare entusiasmo e speranza – perché ci si sente davvero accompagnati – a chi si impegna per le persone, sia pure in contesti oggi spesso molto difficili.

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