La luce e l’oscurità, il messaggio liberante delle Beatitudini e la malattia del nichilismo che attanaglia la nostra epoca. Si è giocata su questi contrasti l’omelia della messa con cui Leone XIV ha proclamato San John Henry Newman Dottore della Chiesa e co-patrono, insieme a San Tommaso d’Aquino, di tutti i soggetti che partecipano al processo educativo. Davanti a lui, una piazza San Pietro straripante di educatori che hanno partecipato in questi giorni, insieme agli studenti, al Giubileo del mondo educativo.
“Non permettiamo al pessimismo di sconfiggerci!”, il monito papale: “Dobbiamo lavorare insieme per liberare l’umanità dall’oscurità del nichilismo che la circonda, che è forse la malattia più pericolosa della cultura contemporanea, poiché minaccia di cancellare la speranza”, l’invito sulla scorta di Papa Francesco.
Il riferimento all’oscurità che ci circonda ci richiama uno dei testi più noti di San John Henry Newman, l’inno Lead, kindly light (“Guidami, luce gentile”)”, ha fatto notare Leone: “In quella bellissima preghiera, ci accorgiamo di essere lontani da casa, di avere i piedi vacillanti, di non riuscire a decifrare con chiarezza l’orizzonte. Ma niente di tutto questo ci blocca, perché abbiamo trovato la Guida: ‘Guidami Tu, Luce gentile, attraverso il buio che mi circonda, sii Tu a condurmi!’”.
“Disarmiamo le false ragioni della rassegnazione e dell’impotenza, e facciamo circolare nel mondo contemporaneo le grandi ragioni della speranza”,
il mandato agli educatori: “Contempliamo e indichiamo costellazioni che trasmettano luce e orientamento in questo presente oscurato da tante ingiustizie e incertezze”, ha proseguito il Papa esortando ad offrire la “luce gentile” del santo inglese, per metà della sua vita anglicano e nella seconda convertitosi al cristianesimo, “a coloro che altrimenti potrebbero rimanere imprigionati dalle ombre particolarmente insidiose del pessimismo e della paura”.
“Fare delle scuole, delle università e di ogni realtà educativa, anche informale e di strada, come le soglie di una civiltà di dialogo e di pace”,
l’altra indicazione di rotta del Pontefice, che ha chiesto di posare lo sguardo “sui volti di tanti fratelli e sorelle di ogni lingua e cultura, che attraverso la porta stretta di Gesù sono entrati nella vita piena” e di porsi domande esigenti: “I meno dotati non sono persone umane? I deboli non hanno la stessa nostra dignità? Quelli che sono nati con meno possibilità valgono meno come esseri umani, devono solo limitarsi a sopravvivere?”. “Dalla risposta che diamo a queste domande dipende il valore delle nostre società e da essa dipende pure il nostro futuro”, ha affermato il Papa: “da questa risposta dipende anche la qualità evangelica della nostra educazione”.
“La vita si illumina non perché siamo ricchi o belli o potenti.
Si illumina quando uno scopre dentro di sé questa verità: sono chiamato da Dio, ho una vocazione, ho una missione, la mia vita serve a qualcosa più grande di me stesso!”, l’attualizzazione della spiritualità newmaniana. “Ogni singola creatura ha un ruolo da svolgere”, ha ricordato Leone XIV: “Il contributo che ciascuno ha da offrire è di valore unico, e il compito delle comunità educative è quello di incoraggiare e valorizzare tale contributo”.
“Non dimentichiamolo: al centro dei percorsi educativi devono esserci non individui astratti, ma le persone in carne ed ossa, specialmente coloro che sembrano non rendere, secondo i parametri di un’economia che esclude e uccide”,
la raccomandazione: “Siamo chiamati a formare persone, perché brillino come stelle nella loro piena dignità. Possiamo dire pertanto che l’educazione, nella prospettiva cristiana, aiuta tutti a diventare santi. Niente di meno”. Poi la citazione di Benedetto XVI, quando, durante la cerimonia di beatificazione di John Henry Newman, invitò i giovani a diventare santi: “Ciò che Dio desidera più di ogni altra cosa per ciascuno di voi è che diventiate santi. Egli vi ama molto più di quanto possiate immaginare e vuole il meglio per voi”. “Questa è la chiamata universale alla santità che il Concilio Vaticano II ha reso parte essenziale del suo messaggio”, ha spiegato il Papa: “E la santità viene proposta a tutti, senza eccezione, come un cammino personale e comunitario tracciato dalle Beatitudini. Prego che l’educazione cattolica aiuti ciascuno a scoprire la propria chiamata alla santità. Sant’Agostino, che San John Henry Newman apprezzava tanto, disse una volta che noi siamo compagni di studio che hanno un solo Maestro, la cui scuola è sulla terra e la cui cattedra è in cielo”. Parole, queste conclusive, che richiamano quelle pronunciate all’inizio dell’omelia:
“L’imponente statura culturale e spirituale di Newman servirà d’ispirazione a nuove generazioni dal cuore assetato d’infinito, disponibili per realizzare, tramite la ricerca e la conoscenza, quel viaggio che, come dicevano gli antichi, ci fa passare per aspera ad astra, cioè attraverso le difficoltà fino alle stelle”.
La vita dei santi, infatti, “ci testimonia che è possibile vivere appassionatamente in mezzo alla complessità del presente, senza lasciare da parte il mandato apostolico: ‘Risplendete come astri nel mondo’”. “Risplendete oggi come astri nel mondo, grazie all’autenticità del vostro impegno nella ricerca corale della verità, nella sua coerente e generosa condivisione, attraverso il servizio ai giovani, in particolare ai poveri, e nella quotidiana esperienza che l’amore cristiano è profetico, compie miracoli”, la consegna agli educatori e alle istituzioni educative. Scuole e università siano “lavoratori di profezia, dove la speranza viene vissuta e continuamente raccontata e riproposta”. Il faro sono le Beatitudini, “l’insegnamento per eccellenza”. E il Maestro è Gesù, “l’Educatore per eccellenza”.
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