«Marco, mio figlio»
«Marco, mio figlio»
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura At 4,1-12 | Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il comandante delle guardie del tempio e i sadducei, irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunciavano in Gesù la risurrezione dai morti. Li arrestarono e li misero in prigione fino al giorno dopo, dato che ormai era sera. Molti però di quelli che avevano ascoltato la Parola credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila. Il giorno dopo si riunirono in Gerusalemme i loro capi, gli anziani e gli scribi, il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. Li fecero comparire davanti a loro e si misero a interrogarli: "Con quale potere o in quale nome voi avete fatto questo?". Allora Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati".


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

1Pietro 5,1-14 | Marco, cugino di Barnaba, fin da giovane frequentava la comunità dei discepoli di Gesù che si radunava nella casa della madre, come ricordano gli Atti (12,12). La tradizione lo vede nel ragazzo che durante la passione sfuggì alla cattura delle guardie lasciando nelle loro mani solo il lenzuolo con cui si copriva, come a ricordarci che per seguire Gesù bisogna spogliarsi di tutto. Cresciuto, Marco accompagnò Paolo e Barnaba nel loro primo viaggio missionario. Successivamente andò con Pietro fino a Roma. E qui scrisse il Vangelo che porta il suo nome e che raccoglie la testimonianza della predicazione di Pietro nella capitale dell’impero. Nella conclusione della Prima lettera di Pietro, Marco è accomunato all’apostolo in Babilonia, nome con cui veniva indicata Roma, alludendo alla situazione difficile dei cristiani di allora, simile a quella che viveva Israele nell’esilio babilonese (587-538 a.C.). L’ultimo capitolo della Prima lettera di Pietro è pieno di preoccupazione e di affetto per Marco che chiama «figlio mio». Con lui rivolge ai cristiani anche queste ultime parole sull’umiltà dei credenti che sono chiamati ad aiutare gli anziani nel servizio alla comunità. Esorta tutti ad essere sottomessi, anzitutto a Dio e quindi gli uni agli altri. L’umiltà rende i cristiani simili a Gesù che si pone al servizio di tutti. Ed è bella l’immagine evocata dall’apostolo: cingersi dell’umiltà come di una veste per il vicendevole servizio. Forse all’apostolo torna in mente la scena della lavanda dei piedi nell’ultima cena. E certo ricorda, dopo le sue rumorose rimostranze, l’ammonimento del maestro: «Se non ti laverò, non avrai parte con me» (Gv 13,8). L’umiltà è l’atteggiamento che qualifica il discepolo e che lo salva dall’orgoglio che sta alla radice di tutti i vizi. L’avversario (il diavolo), già presente nel giardino terrestre, attraverso l’orgoglio continua a circuire ogni uomo e a tentarlo. L’apostolo esorta a resistergli e aggiunge che nella fede possiamo sconfiggerlo. L’apostolo Pietro, chiudendo la sua lettera, apre al futuro che sarà concesso ai discepoli: «Dopo che avrete un poco sofferto, vi ristabilirà, vi confermerà, vi rafforzerà, vi darà solide fondamenta». Sì, “saldi” sulla roccia che è Cristo, i discepoli già da ora possono vivere il futuro “stato dei risorti”. Marco, «interprete di Pietro», con il suo Vangelo ci aiuta a immergerci nella fede dell’apostolo che il Signore ha posto a capo della sua Chiesa.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 117(118)

R. La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d'angolo.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». R.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d'angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! R.

Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina. R.


Vangelo Gv 21,1-14 | Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "È il Signore!". Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso ora". Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.