II° Domenica di Avvento
II° Domenica di Avvento
M Mons. Vincenzo Paglia
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Prima Lettura: Is 11,1-10 | Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire, ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.

Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, il leopardo si sdraierà accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme, i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera, il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare.

In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli; le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa.


Salmo Responsoriale

Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.
Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.
Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.

Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato.
Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.


Seconda Lettura: Rm 15,4-9 | Tutto ciò che è stato scritto prima di noi è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza. E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio.

Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: “Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome”.


Vangelo:  Mt 3,1-12 | In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”. Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.

Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: “Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione e non crediate di poter dire dentro di voi: ‘Abbiamo Abramo per padre!’. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco.

Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Memoria di sant’Ambrogio (†397), vescovo di Milano. Pastore del suo popolo, difensore dei poveri e dei deboli contro ogni sopraffazione, fu forte nel difendere la Chiesa di fronte all’arroganza dell’imperatore.

Is 11,1-10; Sal 72(71); Rm 15,4-9; Mt 3,1-12

Il Vangelo, mentre stiamo percorrendo i nostri primi passi del tempo dell’Avvento, ci fa incontrare Giovanni Battista. Questo singolare profeta, di cui parla il Vangelo dell’infanzia, tra l’autunno dell’anno 27 e la primavera del 28, ricompare sulla scena religiosa della Palestina nel luogo ove la tradizione diceva il popolo ebreo aveva traversato il Giordano per entrare nella Terra promessa dopo il lungo cammino nel deserto durato quarant’anni. Giovanni non predica a Gerusalemme come gli altri profeti, ma lontano dai palazzi del potere, in un luogo altamente significativo. La scelta di questo luogo suggerisce che non si può attendere il regno di Dio rimanendo tranquilli nelle abitudini di sempre, pensando che non ci sia nulla di nuovo da sperare. C’è bisogno di uscire da se stessi e dai luoghi abituali della propria vita – fosse anche il tempio della città santa – per recarsi là dove il Signore aveva realizzato la promessa della terra. I contemporanei del Battista lo avevano intuito, tanto che, come nota l’evangelista Matteo, «Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati». Tutti uscivano per cercare una risposta all’angoscia di un tempo privo di visioni di pace. C’era una consapevolezza diffusa del bisogno di un tempo nuovo e di un mondo nuovo.

Possiamo pensare che le parole del profeta Isaia fossero familiari al Battista. Il tempo di pace, che Isaia attendeva, era proprio quello che vedeva il lupo dimorare con l’agnello e la pantera con il capretto, tutti guidati da un fanciullo. Era il sogno profetico di un mondo svuotato della violenza, delle guerre, dei conflitti, degli odi e riempito della forza di amore e di giustizia del Messia, un fanciullo che sarebbe stato il principe della pace. Quel tempo stava per giungere e il Battista lo aveva intuito. Egli sta davanti a tutti noi ancora oggi per trasmetterci la sua stessa tensione al regno di pace. Lui non si rassegnò a un mondo pieno di violenza. E scelse di attendere il Messia. Poterlo incontrare era la sua aspirazione oltre che la missione di indicarlo agli altri. Incarcerato da Erode, forse pensò di aver corso invano. E mandò i suoi seguaci a chiedere a Gesù se fosse lui o no il Messia che doveva venire. E Gesù, a quei discepoli perplessi, disse: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è an-nunciata la buona notizia» (Lc 7,22). In quel momento probabilmente il Battista comprese in profondità che Gesù era il Messia e che il regno di Dio era iniziato nel mondo. Incontrare Gesù, seguirlo nel vivere il Vangelo dell’amore per tutti e particolarmente per i poveri, è la sostanza della vita. Lo era per il Battista. Lo è anche per noi.

Preghiera nel giorno del Signore