Leggi le letture del giorno e il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Lettura
Salmo Responsoriale
Vangelo
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Filippesi 3,17–4,1. Imitare i santi
L’apostolo non esita a indicare se stesso come modello perché, nella confusione e nelle tentazioni della comunità, i cristiani di Filippi imitino il suo esempio. L’apostolo sente la responsabilità della sua testimonianza personale di discepolo che segue il Vangelo alla lettera, senza aggiunte, si potrebbe dire con san Francesco di Assisi. C’è, in effetti, anche oggi, un bisogno estremo di testimoni dell’amore per attrarre al Vangelo. E assieme all’apostolo è l’intera comunità cristiana che deve mostrare in maniera visibile la forza attrattiva del Vangelo, la forza di cambiamento che ha la fede. Non basta l’appartenenza alla comunità e, per certi versi, neppure la fede. Ce lo ricorda l’apostolo Giacomo nella sua Lettera, nel senso che una fede fatta di parole né salva e tanto meno attrae. È facile far entrare nella comunità la logica del mondo, quella che papa Francesco chiama la mondanità. Le conseguenze di uno spirito mondano, narcisista e violento, distruggono la comunità: il «ventre», dice l’apostolo per intendere l’istinto egocentrico, non conosce né l’amore né la compassione per le miserie del prossimo, ma spinge a giudicare gli altri con freddezza e a condannarli senza misericordia. L’amore di Paolo per la comunità è un amore pieno di pathos che lo porta fino alle lacrime. Mai dobbiamo dimenticare quanto i nostri atteggiamenti possono fare soffrire i fratelli e le sorelle. Paolo è pieno di passione per l’unità della comunità e per il suo impegno nella comunicazione del Vangelo. Non è indifferente a quanto sta accadendo nella comunità per opera dei «nemici della croce di Cristo». E l’apostolo, da vero padre, vuole che nessuno si perda di coloro che sente affidati a lui. Scrive ai filippesi con «le lacrime agli occhi» per convincerli. Vivere come nemici dell’amore evangelico, gratuito, appassionato, generoso, che è l’amore che porta sino alla croce, significa mettersi sulla via della perdizione. Si finisce, infatti, per rendere dio il proprio ventre, vantandosi «di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra». Solo chi cerca il cielo – ossia le cose di Dio – sa vivere davvero sulla terra. Il Vangelo quando è accolto nel proprio cuore cambia se stessi e gli altri: viene trasfigurato sin da ora come cittadino del cielo. Così scrive l’apostolo: Gesù Cristo «trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso». Non è solo il "corpo" individuale ad essere trasfigurato, ma anche la comunità umana e la stessa creazione.
Preghiera della santa croce

