Paolo ministro del mistero di Cristo
Paolo ministro del mistero di Cristo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura 


Salmo Responsoriale


Vangelo  


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Memoria del beato Giuseppe Puglisi, prete della Chiesa di Palermo, ucciso dalla mafia nel 1993.

Efesini 3,2-12. Paolo ministro del mistero di Cristo

Il grande disegno di Dio sull'umanità, ossia l’unità di tutti i popoli e il loro accesso al Padre, è l’orizzonte nel quale Paolo pone la sua missione: “Io, Paolo, il prigioniero di Cristo per voi pagani”. L’apostolo sottolinea il legame con Cristo che lo ha scelto e inviato ai gentili, ossia a tutti coloro che non appartengono al popolo d’Israele. Paolo si sente come “prigioniero” di questa missione, nel senso che la vive in piena dipendenza dal Signore. È certo un apostolo come altri (cf. Ef 2,20), ma più degli altri merita il titolo di “apostolo delle nazioni”. Paolo ha coscienza della grandezza della sua missione, ossia di essere stato fatto “ministro” del Vangelo. Questa certezza non è però per lui un motivo di orgoglio personale. Sa bene da quale vita è stato strappato e per quale missione è stato scelto. La sua passata condizione di persecutore della Chiesa lo porta a considerarsi “il più piccolo tra gli apostoli”. Dice di sé: “Non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio” (1 Cor 15,9). E non è soltanto il più piccolo tra gli apostoli. È anche “il più piccolo” tra i santi, tra tutti i cristiani. Paolo sottolinea la sua piccolezza per mettere in luce la grandezza della vocazione ricevuta, quella di comunicare “il mistero di Cristo”. Questo mistero, che per grazia si è manifestato a lui, è inaccessibile all’esperienza naturale. Solo Dio lo svela. E per Paolo è stata un'esperienza spirituale travolgente, una luce che è penetrata nel profondo del cuore e lo ha reso capace a sua volta di illuminare gli uomini (cf. 2 Cor 4,6). Potremmo identificare in questa esperienza di Paolo la dimensione carismatica della Chiesa che continua ad essere presente anche oggi, con modalità varie e differenti l’una dall’altra. Il “mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi” (Col 1,26ss.), è che Cristo ricapitola tutto, riconcilia giudei e pagani, toglie l’odio e raduna gli uomini e i popoli nell’unica Chiesa. Tutti siamo chiamati ad unirci a Cristo e divenire un solo “uomo nuovo”, ossia una sola famiglia composta da tutti i popoli. E la Chiesa è lo strumento col quale Cristo vuole portare la riconciliazione tra i popoli del mondo. La sua unità interna è fermento di unità tra i popoli. È ciò per cui Gesù stesso aveva pregato: “Perché tutti siano una sola cosa… perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21). Alla Chiesa spetta la missione di illuminare gli uomini perché possano essere liberi da ogni potenza oppressiva, sia essa culturale, politica o religiosa, al fine di ricomporre in unità l’intera famiglia dei popoli. La comunità dei credenti diviene mediatrice di quel rapporto nuovo che Dio ha stabilito attraverso Gesù con l’intera umanità. È un compito arduo e difficile. Per questo Paolo invita a non scoraggiarsi. Le tribolazioni che questo compito comporta sono il segno di una nuova nascita, della generazione di una nuova umanità.

Preghiera con i santi