Leggi le letture del giorno e il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Lettura
Salmo Responsoriale
Vangelo
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Efesini 2,12-22. Gesù Cristo fondamento dell’unità
L’apostolo è preoccupato dell’unità della comunità messa in pericolo dalle tensioni tra coloro che provenivano dall’ebraismo e quelli che venivano dal paganesimo. Questa pagina è composta come un trittico. Il primo quadro richiama la lontananza tra ebrei e pagani per sottolineare l’opera di Gesù che abbatte il muro e la conseguente unità che si crea. Paolo ricorda ai pagani la loro condizione di un tempo, ossia il loro essere lontani da Dio, fuori della sua rivelazione. È una riflessione specifica per il tempo dell’apostolo, ma ciascuno di noi può riferirla a se stesso, pensando a quando era lontano da Dio, al di fuori della comunione con Lui. Queste parole ci fanno pensare anche all’oggi della Chiesa: quante divisioni ci sono tra i cristiani! E se allarghiamo lo sguardo: quanti i conflitti tra i popoli della terra! Come credenti non possiamo rassegnarci alle divisioni, rischiando così di esserne complici. Siamo chiamati ad operare per restaurare la fraternità tra tutti, voluta da Dio. L’apostolo presenta, quindi, Gesù come la nostra pace, come Colui che ha unito in un solo corpo Giudei e Gentili. Noi possiamo aggiungere che opera anche per l’unione dei separati e dei dispersi, perché tutti siano raccolti in unità. Cristo realizza la pace perché egli è la pace. Per questo opera per la comunione piena tra gli uomini. La pace non è un sentimento di benessere e neppure la semplice assenza di guerra. La pace è, appunto, pienezza di comunione, il bene messianico supremo. Per renderla possibile Gesù è entrato nel profondo del conflitto sino a subire la morte. Con la croce ha abbattuto il muro dell’egoismo, che divide gli uomini, e ha riunito tutti nell’amore e ha realizzato l’“uomo nuovo”, l’uomo nel cui cuore abita l’intera umanità. Nel cuore del credente, infatti, si realizza il superamento di ogni divisione, di ogni barriera, di ogni confine; per il discepolo di Gesù non ci sono nemici da combattere, ma solo fratelli e sorelle da amare. È da questo amore “crocifisso” che nasce la Chiesa come comunione di fratelli e di sorelle. Gesù ha tolto l’inimicizia che divide gli uomini prendendo su di sé l’inimicizia, l’odio, la divisione, senza reagire, senza usare violenza, anzi perdonando. In tal modo ha inchiodato con lui sulla croce l’inimicizia e ha fatto sgorgare l’amore. Dalla croce è nata una nuova fraternità sulla terra: la comunità dei credenti. Ad essa è affidato il compito della riconciliazione ovunque c’è divisione e separazione. Con Isaia possiamo quindi cantare anche oggi: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi, che annunzia la pace” canta il profeta Isaia (Is 52,7). I discepoli, accogliendo l’amore della croce, non sono più stranieri e forestieri: sono diventati “concittadini dei santi”, ossia della famiglia di Dio che già sulla terra pregusta i beni del cielo.
Preghiera con Maria, madre del Signore

