Gratuità della salvezza in Cristo
Gratuità della salvezza in Cristo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura 


Salmo Responsoriale


Vangelo  


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Nella basilica di Santa Maria in Trastevere si prega per la pace.

Efesini 2,1-10. Gratuità della salvezza in Cristo

Paolo, dopo aver proclamato la grandezza dell'opera di Dio realizzata nel Cristo a favore della Chiesa, ricorda agli Efesini la loro condizione prebattesimale: erano morti, lontani da Dio, succubi del peccato e quindi destinati alla morte. Sono i peccati infatti che conducono alla morte. Le trasgressioni e i peccati (per Paolo i due termini sono sinonimi) non sono visti solo come atti puntuali, ma come una condizione permanente di disobbedienza. Solo l’obbedienza a Dio rende l’esistenza umana libera dal peccato. Prima della conversione, “tutti noi” - ricorda Paolo - vivevamo secondo la mentalità egocentrica di questo mondo, sottomessi al “principe delle potenze dell’aria”, ossia il male (in Ef 6,11 sarà chiamato “diavolo”). Infatti, assoggettati allo spirito del male, ci comportavamo secondo i nostri “desideri”, eseguendo “la volontà della carne”, obbedendo ai “pensieri” cattivi, invece di amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente. E quindi eravamo “per natura” soggetti all’ira di Dio, ossia in una situazione che Dio non poteva tollerare, perché in contrasto con il suo disegno d'amore. Tuttavia, nel suo grande amore, egli è intervenuto per salvarci: “Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù”. Il Signore ha compassione e rivolge il suo amore senza misura verso di noi. E lo straordinario è questo: egli si rivolge ad un uomo peccatore e dunque ad suo nemico, non già ad un uomo pentito. E tuttavia non si limita a tirarci fuori da una situazione senza sbocco. Addirittura ci comunica la vera vita. In Cristo, il Padre ci ha rivelato il suo volto misericordioso. Noi, membra del corpo di Cristo, siamo già risuscitati con lui e siamo dove egli è: presso Dio. Uniti a Cristo e al suo corpo che è la Chiesa, siamo liberi dal destino cieco del male. Liberi, per grazia, ripete l’apostolo. E la fede è proprio l’accoglienza di questo amore che libera. Il credente pertanto è libero non in virtù delle sue opere, ma per l’amore di Dio che si è chinato su di noi “mentre eravamo ancora peccatori” (Rm 5,6.8.10). L’apostolo richiama il primato della grazia contro la tentazione di “vantarci” della salvezza attraverso le nostre “opere”. La fede è accogliere l’amore di Dio nel nostro cuore e lasciare che operi secondo la sua forza, come scrive ai Galati: “In Cristo vale la fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6).

Preghiera per la pace