La salvezza sul monte Sion
La salvezza sul monte Sion
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura: Ger 31,1-7 | In quel tempo – oracolo del Signore – io sarò Dio per tutte le famiglie d’Israele ed esse saranno il mio popolo. Così dice il Signore: Ha trovato grazia nel deserto un popolo scampato alla spada; Israele si avvia a una dimora di pace. Da lontano mi è apparso il Signore: “Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine d’Israele. Di nuovo prenderai i tuoi tamburelli e avanzerai danzando tra gente in festa. Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samaria; dopo aver piantato, i piantatori raccoglieranno. Verrà il giorno in cui le sentinelle grideranno sulla montagna di Èfraim: ‘Su, saliamo a Sion, andiamo dal Signore, nostro Dio’”. Poiché dice il Signore: Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: “Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele”.


Salmo Responsoriale

R. Il Signore ci custodisce come un pastore il suo gregge.

Ascoltate, genti, la parola del Signore,
annunciatela alle isole più lontane e dite:
«Chi ha disperso Israele lo raduna
e lo custodisce come un pastore il suo gregge».
R. Il Signore ci custodisce come un pastore il suo gregge.

Perché il Signore ha riscattato Giacobbe,
lo ha liberato dalle mani di uno più forte di lui.
Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion,
andranno insieme verso i beni del Signore.
R. Il Signore ci custodisce come un pastore il suo gregge.

La vergine allora gioirà danzando
e insieme i giovani e i vecchi.
«Cambierò il loro lutto in gioia,
li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni».
R. Il Signore ci custodisce come un pastore il suo gregge.


Vangelo: Mt 15,21-28 | Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio”. Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”. Egli rispose: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”. Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: “Signore, aiutami!”. Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. “È vero, Signore — disse la donna —, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora Gesù le replicò: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita. 


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Geremia 31,1-7. La salvezza sul monte Sion

Il linguaggio dell’amore è quello più adatto per esprimere l’alleanza del Signore con il suo popolo: «Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine d’Israele». L’amore di Dio per Israele è «eterno», dura per sempre. Nulla può fermarlo. Questa alleanza inizia dalla liberazione dalla schiavitù dell’Egitto e dalla consegna della Legge sul Sinai. Il deserto fu testimone dell’amore con cui Dio, lo sposo, aveva cura di Israele, sua sposa. In quei quaranta anni di cammino nel deserto il popolo di Israele imparò ad amare il Signore, e il Signore sigillò con il suo popolo un patto di fedeltà che riposava su un «amore eterno». Il deserto – nel contesto di questa pagina biblica – non è un posto mitico. È il luogo dove l’amore si costruisce con tenacia e dedizione: il credente si rende conto della forza dell’amore di Dio e quindi della sua risposta all’alleanza. Il deserto diventa così una strada di speranza che porta verso una «dimora di pace». Possiamo chiederci: dov’è il deserto nei nostri giorni? Possiamo vederlo nelle nostre città, spesso deserte di vita e di amore. La vocazione della Chiesa è quella di rendere più umane e più solidali le città degli uomini. Gerusalemme – il nome che indica tutte le città – significa «dimora di pace»: in essa infatti abita il Signore. Per questo, posta in alto, risplende di una luce che si espande sulla terra. L’invito a recarsi a Gerusalemme significa salire verso l’alto, ossia abbandonare gli istinti che spingono in basso e spendere la propria vita perché il disegno di Dio si realizzi per tutti i popoli, per i poveri e gli ammalati, per «il cieco e lo zoppo», per le donne e i fanciulli. Nessuno deve essere tralasciato.

Preghiera con i santi