Leggi le letture del giorno e il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Lettura: Is 10,5-7.13-16 |
Salmo Responsoriale
R. Il Signore non respinge il suo popolo.
Calpestano il tuo popolo, Signore.
opprimono la tua eredità.
Uccidono la vedova e il forestiero,
massacrano gli orfani.
R. Il Signore non respinge il suo popolo.
Dicono: «Il Signore non vede,
il Dio di Giacobbe non intende».
Intendete, ignoranti del popolo:
stolti, quando diventerete saggi?
R. Il Signore non respinge il suo popolo.
Chi ha formato l'orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l'occhio, forse non vede?
Colui che castiga le genti, forse non punisce,
lui che insegna all'uomo il sapere?
R. Il Signore non respinge il suo popolo.
Perché il Signore non respinge il suo popolo,
e non abbandona la sua eredità,
il giudizio ritornerà a essere giusto
e lo seguiranno tutti i retti di cuore.
R. Il Signore non respinge il suo popolo.
Vangelo: Mt 11,25-27 |
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Isaia 10,5-7.13-16. L’orgoglio vacuo dei potenti
Questo passaggio del profeta è una riflessione spirituale sugli eventi della storia. L’Impero assiro, che Dio aveva scelto come strumento per punire Israele, si era trasformato a sua volta in una forza arrogante e violenta. Il sogno imperialista dei re assiri – come quelli di ogni tempo – veniva piegato e umiliato da Dio. Questa lettura della storia è propria della fede di Israele che ritiene, appunto, che quanto accade è da Dio permesso e guidato. Chi non ha lo sguardo della fede sulle vicende del mondo non comprende l’agire di Dio e quindi facilmente interpreta in maniera distorta quanto accade. Questa visione semplicemente umana della storia porta i potenti a essere fieri e orgogliosi delle proprie forze. Così accadde agli Assiri i quali vedendo le loro vittorie pensarono di essere i padroni della storia anche verso Israele. E prevaricarono nell’oppressione. Con il loro potere non correggevano più Israele perché abbandonasse il male; pensavano piuttosto di opprimerlo, di soggiogarlo perché fosse al loro servizio. Isaia si scaglia contro l’Assiria, ne denuncia l’arroganza e ne evidenzia la stoltezza: «Può forse vantarsi la scure contro chi se ne serve per tagliare o la sega insuperbirsi contro chi la maneggia? Come se un bastone volesse brandire chi lo impugna e una verga sollevare ciò che non è di legno!». E annuncia l’inevitabile fallimento di chi da strumento pensa di essere padrone. Solo in Dio e nella sua forza si trova la salvezza. In un tempo, come il nostro, che vede individui, gruppi e popoli correre verso il potere di dominio sugli altri, le parole di Isaia suonano di severo avvertimento. Ma sono altresì parole di speranza per coloro che si rivolgono con umiltà al Signore per chiedere il suo aiuto.
Preghiera con i santi

