Leggi le letture del giorno e il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Prima Lettura: Zc 9,9-10 |
Salmo Responsoriale
Seconda Lettura: Rm 8,9.11-13 |
Vangelo: Mt 11,25-30 |
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Zc 9,9-10; Sal 145(144); Rm 8,9.11-13; Mt 11,25-30
Il Vangelo che abbiamo ascoltato riporta una delle poche preghiere di Gesù. Matteo la colloca al termine del lungo discorso missionario rivolto ai Dodici, gente semplice, di basso livello. Così li aveva scelti. E forse, appositamente, visto che Gesù inizia con un ringraziando: “ti rendo lode, o Padre, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Non che il Padre abbia ripiegato sui piccoli perché ha fallito con i dotti. E’ una scelta chiara di Dio, analoga alla scelta dei poveri. In antico era inteso come un privilegio, il “privilegium pauperum”, il privilegio dei piccoli. Sì, Dio sceglie, si fa prossimo ai piccoli (népioi), ai bambini, non solo per l’età, bensì perché abbandonati, scartati. E sono proprio costoro a riconoscere Gesù, a lasciarsi attrarre da lui e a seguirlo. E’ il mistero nel quale anche noi siamo accolti: l’amore di Dio ci ha resi figli di questa famiglia e ci ha affidato il Vangelo del Regno per viverlo e per comunicarlo a tutti. Gesù ringrazia il Padre, anche per noi.
Certo, se ci chiama “piccoli” è perché lo siamo davvero. Peraltro, nel Vangelo leggiamo che se qualche personaggio di rilievo si è avvicinato a Gesù (pensiamo al saggio Nicodemo), si è sentito dire che doveva “rinascere di nuovo”, tornare ad essere “piccolo”. E la motivazione è netta: ai “piccoli” appartiene il Regno, mostrando così una consonanza, una connaturalità, tra i “piccoli” e il Regno che è sì “il più piccolo tra tutti i semi”, ma diviene un albero grande che ospita gli uccelli del cielo. Care sorelle e cari fratelli, Gesù non attutisce affatto la grandezza dell’opera che ci affida. Già il Siracide affermava: “Poiché grande è la misericordia di Dio: agli umili svela i suoi segreti”(Sir 3,20). Qui però non si intende quell’umilismo che giustifica atteggiamenti pigri e rassegnati. Gesù, ai discepoli, chiede audacia, chiede di diventare un albero grande. Potremmo dire: i discepoli – come quel piccolo seme -, debbono scendere dentro la storia, toccare le sue piaghe, e divenire luogo di rifugio, di conforto, di sostegno.
E Gesù per primo ne dà l’esempio, Lui, il primogenito, che ama come ama il Padre. E può dire perciò a tutti: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. E’ lui l’albero grande che sa accogliere gli uccelli del cielo che si riposano sui suoi rami. E’ lui che si fa prossimo alle folle stanche e sfinite, di ieri e di oggi. Quante sono ancora oggi oppresse dalla violenza, dalle guerre, dalla fame, dall’ingiustizia, dai blocchi che respingono, dall’indifferenza che abbandona! Noi davvero piccoli di fronte a tanto male, consapevoli della forza di Dio, siamo chiamati a ripetere a voce alta a queste folle: “Venite e troverete ristoro”. E’ Gesù che le ristora. Certo, attraverso di noi, suoi piccoli.
Ma questo non è senza impegno e fatica. E’ il “giogo” di cui parla Gesù. E’ un “giogo” ma è soave. E’ un “carico” ma è leggero. Ben diverso dal giogo dell’abbandono e della solitudine che gravano sulle spalle dei poveri, degli anziani, dei migranti, dei carcerati, dei giovani. Il giogo del Vangelo è quello dell’amore. “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore”, ci ripete il Signore. Continuiamo a seguirlo, ad ascoltare la sua parola, a seguire i suoi passi, e – come ha annunciato il profeta Zaccaria: “gli archi delle guerre saranno spezzati, sarà annunciata la pace alle nazioni, e il suo dominio sarà da mare a mare e dal Fiume fino ai confini della terra”. Amen.
Preghiera nel giorno del Signore

