Nuovo inizio di santità
Nuovo inizio di santità
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura: 2Pt 3,11b-15a.17-18 | Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia. Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia. La magnanimità del Signore nostro consideratela come salvezza: così vi ha scritto anche il nostro carissimo fratello Paolo, secondo la sapienza che gli è stata data. Voi dunque, carissimi, siete stati avvertiti: state bene attenti a non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall'errore dei malvagi. Crescete invece nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell'eternità. Amen.


Salmo Responsoriale

R. Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, o Dio.
R. Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
R. Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
e il loro agitarsi è fatica e delusione;
passano presto e noi voliamo via.
R. Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
R. Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.


Vangelo: Mc 12,13-17 | Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?". Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: "Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo". Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?". Gli risposero: "Di Cesare". Gesù disse loro: "Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio". E rimasero ammirati di lui. 


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

2 Pietro 3,11b-15°.17-18. Nuovo inizio di santità

L’apostolo Pietro esercita la sua responsabilità di pastore ricordando a tutti la verità evangelica. Potremmo dire che indica l’itinerario della predicazione che ogni generazione cristiana deve continuare a vivere. La comunicazione del Vangelo consiste nel richiamare le parole e l’opera di Gesù e riproporle, di generazione in generazione, perché giungano a toccare il cuore di chi ascolta e provochino in lui un cambiamento di vita. Il Vangelo - ricorda Paolo - è “forza di Dio” (Rm 1,16). In esso infatti è presente e agisce la potenza del Signore. Pertanto accogliere il Vangelo non vuol dire semplicemente richiamare alla memoria fatti accaduti nel passato, quanto piuttosto accogliere la forza di salvezza racchiusa in quelle parole: chi le ascolta è spinto dalla forza dello Spirito a cambiare il proprio cuore e ad operare per la trasformazione della vita del mondo. Il pastore, ed ogni credente, deve sentire la responsabilità di “tener desti” i fratelli e le sorelle della fede attraverso la predicazione del Vangelo. L’apostolo sente questa responsabilità con particolare urgenza, tanto più che vede avvicinarsi la conclusione dei suoi giorni. Probabilmente le minacce di morte si erano fatte più evidenti e non voleva privare i cristiani di quella testimonianza che aveva cambiato così radicalmente la sua esistenza, trasformandolo da pescatore di Galilea a testimone del mistero stesso di Dio. In verità anche per noi il tempo per comunicare il Vangelo si è fatto breve. È a dire che non possiamo più tardare a comunicarlo perché è l’unica parola che può salvare noi stessi e il mondo dalla barbarie in cui continua a precipitare. Pietro, con queste parole, ci ricorda di intensificare la comunicazione del Vangelo testimoniando la sua verità con le opere e con le parole. Il Vangelo infatti si comunica di cuore in cuore, di generazione in generazione e ogni cristiano ha la responsabilità di questo compito essenziale. Non si tratta di una responsabilità verso gli altri, ma anche verso la comunità nella quale viviamo la nostra fede, poiché senza comunicazione del Vangelo, senza missione, ogni comunità rischia di inaridirsi e di morire.

Preghiera con Maria, madre del Signore