Guarigione di un uomo paralizzato
Guarigione di un uomo paralizzato
M Mons. Vincenzo Paglia
00:00
00:07

Lettura: At 14,5-18 | Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi di aggredirli e lapidarli, essi lo vennero a sapere e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe, e nei dintorni, e là andavano evangelizzando. C'era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. Egli ascoltava Paolo mentre parlava e questi, fissandolo con lo sguardo e vedendo che aveva fede di essere salvato, disse a gran voce: "Àlzati, ritto in piedi!". Egli balzò in piedi e si mise a camminare. La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, si mise a gridare, dicendo, in dialetto licaònio: "Gli dèi sono scesi tra noi in figura umana!". E chiamavano Bàrnaba "Zeus" e Paolo "Hermes", perché era lui a parlare. Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla. Sentendo ciò, gli apostoli Bàrnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: "Uomini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi annunciamo che dovete convertirvi da queste vanità al Dio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che tutte le genti seguissero la loro strada; ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge per stagioni ricche di frutti e dandovi cibo in abbondanza per la letizia dei vostri cuori". E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro un sacrificio.


Salmo Responsoriale

R. Non a noi, Signore, ma al tuo nome dà gloria.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Non a noi, Signore, non a noi,
ma al tuo nome dà gloria,
per il tuo amore, per la tua fedeltà.
Perché le genti dovrebbero dire:
«Dov'è il loro Dio?».
R. Non a noi, Signore, ma al tuo nome dà gloria.

Il nostro Dio è nei cieli:
tutto ciò che vuole, egli lo compie.
I loro idoli sono argento e oro,
opera delle mani dell'uomo.
R. Non a noi, Signore, ma al tuo nome dà gloria.

Siate benedetti dal Signore,
che ha fatto cielo e terra.
I cieli sono i cieli del Signore,
ma la terra l'ha data ai figli dell'uomo.
R. Non a noi, Signore, ma al tuo nome dà gloria.


Vangelo: Gv 14,21-26 | Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui". Gli disse Giuda, non l'Iscariota: "Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?". Gli rispose Gesù: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Nella basilica di Santa Maria in Trastevere si prega per i malati.

Atti 14,5-18. Guarigione di un uomo paralizzato

Tra gli ascoltatori di Paolo a Listri, la città dove si era rifugiato dopo la fuga da Iconio, c'è uno storpio fin dalla nascita. Paolo, seguendo l'esempio di Gesù, guarda negli occhi quell'uomo e legge nel profondo del suo cuore una domanda semplice ma decisiva: il desiderio di camminare. Subito l'apostolo interrompe la predicazione, o meglio la rende vera ed efficace. Si rivolge a quell'uomo e gli dice con autorevolezza: «Alzati, ritto in piedi!» Queste parole forti rivolte a quell'uomo indebolito entrano nelle fibre di quell'uomo e lo fanno rizzare in piedi. Lo storpio – nota Luca – «balzò in piedi e si mise a camminare». Il Vangelo fa risorgere gli uomini dalla loro paralisi, rinvigorisce le gambe rattrappite dall'amore per se stessi e ridona la dignità di stare "in piedi" e di non essere più schiavi dei numerosi spiriti cattivi di questo mondo. La stessa cosa aveva compiuto Pietro con lo storpio seduto a chiedere l'elemosina alla porta "bella" del tempio. Ma è anche quel che possono compiere i discepoli di ogni tempo – anche oggi – che confidano nella Parola del Signore. Spesso noi, credenti dell'ultima ora, disprezziamo quel "potere" di guarire che pure il Signore ci ha confidato. Quel presunto razionalismo che talora accampiamo non è altro che il rivestimento della nostra poca fede con cui umiliamo le parole evangeliche che il Signore continua a rivolgerci. I presenti, al vedere il miracolo di quell'uomo che balza in piedi, pensano che Barnaba e Paolo siano degli dèi e accorrono verso di loro per esaltarli. I due discepoli sanno che è il Signore che opera, sebbene attraverso di loro. Il miracolo, infatti, non è opera degli uomini ma del Vangelo, di quel piccolo libro che è fonte di vita per i discepoli e per chiunque lo ascolta. La predicazione del Vangelo fa risorgere gli uomini dalla loro paralisi, rinvigorisce le gambe rattrappite dall’amore per se stessi e ridona la dignità di stare «in piedi» e di non essere più schiavi dei numerosi spiriti cattivi di questo mondo. La stessa cosa aveva compiuto Pietro con lo storpio seduto a chiedere l’elemosina alla porta detta «Bella» del tempio. Ma è anche quel che possono compiere i discepoli di ogni tempo che confidano nella forza della parola del Signore. Gregorio Magno amava dire: «Che cos’è la radice del giusto, se non la predicazione? È da essa che egli nasce ed è in essa che trova il suo sostegno».

Preghiera per i malati