«Io creo nuovi cieli e nuova terra»
«Io creo nuovi cieli e nuova terra»
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura: Is 65,17-21 | Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio. Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia. Non ci sarà più un bimbo che viva solo pochi giorni, né un vecchio che dei suoi giorni non giunga alla pienezza, poiché il più giovane morirà a cento anni e chi non raggiunge i cento anni sarà considerato maledetto. Fabbricheranno case e le abiteranno, pianteranno vigne ne mangeranno il frutto. 


Salmo Responsoriale

R. Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato
e non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.
R. Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera è ospite il pianto
e al mattino la gioia.
R. Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.
R. Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.


Vangelo: Gv 4,43-54 | Trascorsi due giorni, partì di là per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete”. Il funzionario del re gli disse: “Signore, scendi prima che il mio bambino muoia”. Gesù gli rispose: “Va’, tuo figlio vive”. Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: “Tuo figlio vive!”. Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: “Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato”. Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: “Tuo figlio vive”, e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.  


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Nella basilica di Santa Maria in Trastevere si prega per la pace.

Isaia 65,17-21. «Io creo nuovi cieli e nuova terra»

Il brano di Isaia che abbiamo ascoltato si iscrive nel quadro del rientro a Gerusalemme del popolo di Israele dopo l'esilio mentre si sta ricostruendo la città. È già da qualche tempo che sono tornati a Gerusalemme ma gli israeliti faticano a ritornare con il cuore al Signore, a osservare la sua legge e a ritrovare la gioia dell'alleanza con il Signore e della partecipazione al suo disegno di amore. Ecco l'intervento del profeta: è chiamato a scuotere il popolo di Israele dalla rassegnazione nella quale è caduto dopo il ritorno dall'esilio, come se ormai non ci fosse più speranza alcuna di un futuro nuovo e bello per loro. La Parola di Dio torna a risuonare e a risvegliare il torpore e la rassegnazione di Israele. Ed è il Signore, ancora una volta, che mostra la sua visione e assieme la missione che vuole affidare loro. Il profeta li richiama ad andare oltre la loro tristezza: «Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio» (vv. 17-18). Evidentemente il ricordo del passato esilio aveva inciso profondamente nel cuore e nella mente del popolo di Israele sino a spegnere nei loro cuori la speranza di un futuro nuovo. Il Signore interviene e dona al suo popolo una nuova visione, un nuovo sogno, e assieme una nuova energia. È lui stesso che lo coinvolge in maniera piena. La rassegnazione che aveva spinto il popolo a rinchiudersi in se stesso nasceva dal poco affidamento al Signore, come se fosse opera loro la ricostruzione della città. In verità il Signore scende ancora una volta tra il suo popolo e lo coinvolge nel suo grande disegno, nel sogno di fare di tutti i popoli una famiglia e di Gerusalemme la città di tutti. Sarà una città ove «non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia» (v. 19). E ancora: «Non ci sarà più un bimbo che viva solo pochi giorni, né un vecchio che dei suoi giorni non giunga alla pienezza... e chi non raggiunge i cento anni sarà considerato maledetto» (v. 20). È un sogno che si staglia ancora in tutta la sua profezia e che il Signore affida anche a noi.

Preghiera per la pace