La morte di Assalonne
La morte di Assalonne
M Mons. Vincenzo Paglia
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Lettura: 2Sam 18,9-10.14b.21a.24-25a.30-32.19,1-3 | Ora Assalonne s'imbatté nei servi di Davide. Assalonne cavalcava il mulo; il mulo entrò sotto il groviglio di una grande quercia e la testa di Assalonne rimase impigliata nella quercia e così egli restò sospeso fra cielo e terra, mentre il mulo che era sotto di lui passò oltre. Un uomo lo vide e venne a riferire a Ioab: "Ho visto Assalonne appeso a una quercia". Allora Ioab disse: "Io non voglio perdere così il tempo con te". Prese in mano tre dardi e li ficcò nel cuore di Assalonne, che era ancora vivo nel folto della quercia. Poi Ioab disse all'Etiope: "Va' e riferisci al re quello che hai visto". L'Etiope si prostrò a Ioab e corse via. Davide stava seduto fra le due porte; la sentinella salì sul tetto della porta sopra le mura, alzò gli occhi, guardò, ed ecco vide un uomo correre tutto solo. La sentinella gridò e l'annunciò al re. Il re disse: "Se è solo, ha in bocca una bella notizia". Quegli andava avvicinandosi sempre più. Il re gli disse: "Mettiti là, da parte". Quegli si mise da parte e aspettò. Ed ecco arrivare l'Etiope che disse: "Si rallegri per la notizia il re, mio signore! Il Signore ti ha liberato oggi da quanti erano insorti contro di te". Il re disse all'Etiope: "Il giovane Assalonne sta bene?". L'Etiope rispose: "Diventino come quel giovane i nemici del re, mio signore, e quanti insorgono contro di te per farti del male!". Allora il re fu scosso da un tremito, salì al piano di sopra della porta e pianse; diceva andandosene: "Figlio mio Assalonne! Figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!". Fu riferito a Ioab: "Ecco, il re piange e fa lutto per Assalonne". La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: "Il re è desolato a causa del figlio". 


Salmo Responsoriale

R. Signore, tendi l'orecchio, rispondimi.

Signore, tendi l’orecchio, rispondimi, perché io sono povero e misero. Custodiscimi perché sono fedele; tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.
R. Signore, tendi l'orecchio, rispondimi.

Pietà di me, Signore, a te grido tutto il giorno. Rallegra la vita del tuo servo, perché a te, Signore, rivolgo l’anima mia.
R. Signore, tendi l'orecchio, rispondimi.

Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca. Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce delle mie suppliche.
R. Signore, tendi l'orecchio, rispondimi.


Vangelo: Mc 5,21-43 | Essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: "La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva". Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata". E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi ha toccato le mie vesti?". I suoi discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: 'Chi mi ha toccato?'". Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male". Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, soltanto abbi fede!". E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: "Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico: àlzati!". E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.  


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

2Samuele 18,9-10.14b.21a.24-25a.30-32;19,1-3. La morte di Assalonne

Il peccato che Davide aveva commesso innescò nella sua famiglia un circolo vizioso che coinvolse anche il figlio Assalonne. È un avvertimento di cui tutti dobbiamo tener conto: il male che si compie, come anche il bene, ha sempre una dimensione sociale. Siamo, infatti, tutti interconnessi. L’io individuale e separato non è mai esistito. Ma torniamo alla pagina biblica. Il racconto della battaglia in cui Assalonne viene sconfitto e ucciso è estremamente drammatico. E l’autore lo presenta come il finale logico di una vita vissuta con cinismo e crudeltà. Assalonne termina così i suoi giorni perché ha voltato le spalle a Dio. La sua infelice figura, ancora viva, sospesa fra cielo e terra, impigliato tra i rami di un terebinto dalla sua sovrabbondante capigliatura, con il cuore traversato da tre dardi lanciati da Ioab, colpisce per la sua crudezza. Ioab deve assumersi la responsabilità dell’uccisione di Assalonne. L’amore per se stesso lo spinge a uccidere Assalonne. Davide rimane sconvolto alla notizia della morte del figlio: si ritira da solo al piano superiore e scoppia in pianto, ripetendo ad alta voce il nome di Assalonne con l’appellativo tenero «figlio mio». È tale il suo dolore che confessa di aver desiderato morire al suo posto. Il testo nota che «la vittoria in quel giorno si cambiò in lutto». La spirale della violenza non si ferma con l’eliminazione dell’altro. Ma con il ravvedimento, il perdono e l’amore. E la morte non è mai una vittoria. Il Signore vuole sempre che l’uomo viva e che il peccatore si converta.

Preghiera con Maria, madre del Signore