Festa di Cristo Re dell’universo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Gv 18,33-37) - In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Con la festa di Cristo, re dell’universo, si chiude l’anno liturgico. È una festa recente nella Chiesa latina. Fu istitui-ta mentre si affermavano i totalitarismi del Novecento che asservivano con violenza la storia dell’Europa e di altre parti del mondo. Ma le radici di questa festa affondano nel Vangelo, potremmo dire nel momento più drammatico della vita di Gesù. Il brano evangelico di questa domenica ci presenta il governatore romano che si rivolge a Gesù e gli chiede: «Dunque tu sei re?». «Tu lo dici: io sono re», gli risponde Gesù.
Certo, agli occhi umani Gesù appare davvero come uno strano re: per trono ha una croce, per corona una corona di spine, e per corte due ladri crocifissi con lui; ci sono poi poche donne con un giovane che, addolorati, si sono stretti sotto il patibolo. Eppure, è questa l’immagine che segna da sempre ogni comunità cristiana. La croce campeggia in ogni chiesa e soprattutto appare quando i cristiani sono perseguitati, oltraggiati sino a essere uccisi. Oggi, quella croce sembra radicarsi con forza in diversi paesi del mondo. Non sono pochi i cristiani che continuano a soffrire la passione stessa di Gesù. Noi, come quel piccolo gruppo di donne che si stringevano alla croce di Gesù, vogliamo stringerci a tutti coloro che ancora oggi sono in croce, a tutti coloro che sono colpiti dalla violenza. Di fronte alle tante tragedie, di fronte all’allargarsi della violenza, siamo invitati ad alzare lo sguardo sulla croce di Gesù e a contemplare il suo potere regale. Il Vangelo ci dice che da quella croce viene sconfitto il principe del male. Gesù dalla croce libera gli uomini dal dominio del peccato e dalla morte. L’apostolo Paolo trasmise questa convinzione a tutte le Chiese, consapevole dello scandalo che avrebbe provocato: «Noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani» (1Cor 1,23). È da crocifisso che Gesù esercita il suo potere regale. Mentre era inchiodato su quel legno gli arrivava da tutti un identico invito: «Salva te stesso!». In queste tre semplici parole è racchiuso uno dei dogmi che fondano più saldamente l’esistenza degli uomini, ancora oggi. L’amore per sé stessi è una dottrina che si apprende sin dall’infanzia, ed è così saldamente radicata nei cuori che appare difficile estirparla. È il vangelo del mondo, alternativo al Vangelo di Gesù. E ciascuno di noi sa bene quanto sia insidioso e penetrante questo vangelo del mondo. Questa festa di Cristo re ci mostra l’amore regale che trasforma i cuori degli uomini e la vita del mondo. Stringiamoci attorno a questo re, debole e povero. È da lui crocifisso che sgorga la salvezza per tutti. E, con le parole dell’Apocalisse, gli diciamo: «A te Signore che ci ami e ci hai liberati dai nostri peccati con il tuo sangue, che hai fatto di noi un regno di sacerdoti per il nostro Dio e Padre, a te la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen».