Guarigione dei dieci lebbrosi
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Lc 17,11-19) - Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

È la seconda volta che Luca narra la guarigione dalla lebbra (la prima è in Lc 5,12-14). Questa volta, a differenza della precedente, i lebbrosi si fermano a distanza e gridano il loro bisogno di guarigione. È un grido simile a quello che sale da tante terre, anche lontane, per invocare aiuto e sostegno. Purtroppo, tanto spesso, questo grido resta inascoltato. Possiamo legarlo anche alla preghiera comune che i cristiani elevano a Dio per loro e per il mondo. In effetti, c’è come una sintonia tra il grido dei poveri e la preghiera della Chiesa. In ambedue i casi il popolo dei poveri e quello dei discepoli si trovano uniti nell’invocare un mondo di giustizia e di pace, di fraternità e di amore. Gesù, come il Padre del cielo, non è sordo alla preghiera dei poveri. Gesù guarda quei dieci e ordina loro di andare a presentarsi ai sacerdoti. Durante il tragitto tutti sono guariti dalla lebbra. Uno solo però torna indietro a ringraziare il Signore; è un samaritano, uno straniero, un credente di fede diversa da quella degli ebrei. Ancora una volta l’evangelista indica uno straniero come discepolo esemplare. Costui, vedendosi guarito, sente il bisogno di ringraziare, di dire tutta la sua gratitudine a chi lo aveva guarito. E Gesù ha piacere per questo samaritano e tristezza per tutti gli altri. Sì, il Signore va ringraziato. Non certo perché egli ne ha bisogno, ma perché è salutare per noi capire che dobbiamo tutto al Signore: quel che siamo, i doni che abbiamo, vengono tutti da Dio. E beati noi se, come quel lebbroso, sappiamo tornare ai piedi del Signore e ringraziarlo per i tanti doni che ci ha elargito.